25/11/2020 - 09:57
di g. sca.
Questa storia dei paragoni col passato non la sopporto più. Quelli che ogni volta dicono, quando ti azzardi a sussurrare che è dura questa situazione: “Ricordo i Natali di mia nonna: dall’8 dicembre si faceva il tavolo con il presepe con niente, allora sì che era dura”. No, è una dimensione del tutto diversa quella che stiamo vivendo. È una cesura storica. Il paragone con la guerra, i nonni non c’entrano nulla ed è insopportabile. Lo scrivo anche a rischio di essere antipatico. Perchè ciò che stiamo vivendo, a differenza di una guerra o di un terremoto, esclude la vicinanza fisica che, invece, è stato un pezzo della rinascita e noi non l’abbiamo. La nonna viveva un tempo diverso e non era “appesa” nella propria vita a pezzi di parole del premier Conte e del presidente di Regione di turno. Il Natale non potrà essere come quello che abbiamo fatto prima. Semplice: sarà diverso. Doloroso? Sì, senza dubbio, ma così è. Ecco, per favore, cerchiamo solo il buon senso: esiste la possibilità di fare il periodo di fine anno in modo dignitoso? Bene, facciamolo così.
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