10/03/2020 - 20:28
Si stanno moltiplicando gli appelli e i messaggi da parte di tutti coloro che hanno ruoli e responsabilità sulla complessa e delicata situazione che stiamo vivendo nel nostro Paese e più in generale nel mondo.
Ne ho letti e sentiti molti, ognuno cerca di dare il proprio contributo per far sì che questo momento sia affrontato con la giusta determinazione, con la volontà di superarlo per tornare alla normalità .
Il Capo dello Stato e il Presidente del Consiglio ci hanno detto che uniti ce la faremo, il messaggio degli operatori economici è indirizzato al Governo affinchè intervenga con misure straordinarie per affrontare le conseguenze negative economico/sociali del contagio, tutti esortano al rispetto delle nuove regole che ci aiuteranno: una collettività colpita ha bisogno anche di questo.
Quello che vorrei invece fare io è una riflessione sul momento attuale, scritta oggi, 8 marzo 2020, una giornata non casuale: la festa delle donne.
La storia si ripete, lo sappiamo tutti, l'uomo ha affrontato momenti molto più complessi di questi; ma con molta lucidità e consapevolezza dobbiamo ammettere che questa epidemia arriva in un momento molto particolare della storia dell'umanità, quasi un campanello d'allarme, un presentimento, un monito .
Dopo decenni di totale assuefazione alla crescita economica, in un mondo ormai globalizzato dove a detenere il comando sono i grandi poteri occulti, ci accorgiamo che siamo impotenti di fronte ad un virus che ci ha prima incuriositi (era in Cina), poi impauriti e che adesso rischia di creare una delle più complesse crisi del dopoguerra.
La grande crisi del 2008 è stata di natura finanziaria, una enorme illusione che di colpo si è sgonfiata come un pallone bucato, trascinando con sè interi segmenti della società che su queste illusioni si erano ingigantite. E adesso ?
Siamo in un periodo che Dante definirebbe “una selva oscura” dove prevalgono egoismo e competizione (il mancato rispetto delle regole per contenere il virus è a mio avviso un atto di mero egoismo).
Manzoni nei “Promessi Sposi” ci parlava della peste come di un momento di prova tra umanità e inumanità, Boccaccio diceva che l'effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile, mettendo gli uomini gli uni contro gli altri, malati nel cuore e nella mente prima che malati nel corpo.
Riscontro qualche attinenza con la società attuale, troppe volte e troppo spesso cinica e spietata.
Ma dopo la peste ci fu il Rinascimento e l'uomo costruì un mondo nuovo, un mondo migliore.
Ebbene, credo che ci sia veramente bisogno di un Rinascimento: umano, sociale, culturale, economico. Questo mondo ha fallito, la cultura dominante del profitto ha fallito, la competizione esasperata che seleziona non i migliori ma i meno sensibili ha fallito: in estrema sintesi, la cultura patriarcale.
Oggi 8 marzo è un giorno particolare, il giorno in cui si celebra la festa delle donne. Sono convinto che saranno loro, le donne, a creare le basi per un nuovo Rinascimento, fatto di giustizia e solidarietà, sicuramente di una nuova moralità .
I momenti bui servono per ritrovare la luce, non perdiamo questa occasione, ma guardiamo con rinnovata speranza al futuro e chiediamo alle donne di guidarci per uscire da questa valle oscura.
Giuliano Degiovanni
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