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18/05/2025 - 10:06
di Paolo Lamberti
Alla morte di Papa Francesco si sono levate voci di “santo subito”, come per Giovanni Paolo II e, più flebili, per Benedetto XVI. Se Francesco e il papa emerito hanno rispettosamente convissuto, la presenza di due pontefici ha ispirato a troppi cattolici l’idea di un papato come menu alla carta: sceglievano Francesco i progressisti che vogliono una chiesa terzomondista, sociale più che sacrale, non occidentale. Invece “il mio Papa è Benedetto” scrivevano (anche sulle magliette) i conservatori che si affidavano alle loro tre virtù teologali: fede, speranza, crudeltà; tradizionalisti, ma magari con vite personali moralmente disordinate, fitte di divorzi, convivenze, figli fuori del matrimonio ed avidità.
In un quadro più ampio invece colpisce negli ultimi due secoli la convergenza di papato e santità: da Pio X in poi sono santi quattro pontefici e sono in corso processi di beatificazione per altri, eccetto Leone XIII, che con la “Rerum Novarum” si è guadagnato nomea di socialista ed innumerevoli anni in Purgatorio. L’ultimo papa santo fu nel Cinquecento Pio V, poi solo alcuni beati o venerabili fino a Pio IX, proclamato beato nel 2000 tra qualche sconcerto: forse una consolazione per la perdita del dominio temporale. Primo ad essere elevato agli altari fu Pio X, anche per riaffermare la sua posizione contro il Modernismo, sino a proteggere mons. Benigni, che schedò migliaia di cattolici sospetti di aderirvi, creando un archivio più da polizia politica che da misericordia pastorale; poi però molte delle istanze del Modernismo riaffiorarono nel Concilio Vaticano II.
La santità di Giovanni XXIII è l’unica ad avere creato un autentico culto popolare che vive anche a decenni dalla scomparsa, ed è certo la figura papale che più è universalmente apprezzata (tradizionalisti a parte, anche se Giovanni non era certo un progressista). Il culto di Paolo VI è certo meno diffuso, per essere stato un papa colto, complesso, spesso tormentato, anche se la morte di Moro ne ha mostrato la profonda umanità. Quarto papa santo è Giovanni Paolo II, elevato agli altari in tempi molto brevi, altari che per altro ha visitato da vivo quasi tutti: si è voluto mostrare un modello di pontefice combattivo, un novello San Giorgio che uccide il drago.
Già beato ed in attesa del secondo miracolo che apra alla santificazione è Giovanni Paolo I, che pur nella brevità del pontificato ha lasciato un segno tra i fedeli. Ma la causa più tormentata è quella di Pio XII, per ora riconosciuto come venerabile, e il cui processo di beatificazione è molto rallentato. A fare grande difficoltà è il suo silenzio su nazismo e Shoa: scelta difficile e prudente durante il conflitto, meno comprensibile a guerra finita; è anche vero che se Gesù si fosse comportato come il suo vicario, probabilmente sarebbe morto di vecchiaia. Ostativa alla sua beatificazione dovrebbe essere anche la crudele umiliazione inflitta a De Gasperi per non essersi piegato ad un’alleanza elettorale con il MSI nelle elezioni per il sindaco di Roma.
Per ritrovare una tale densità di pontefici santi si deve risalire alla chiesa primitiva, dal I al VI secolo, in cui spesso la santità era accompagnata dal martirio. Se ne deduce che la Chiesa, o almeno il Papato, da metà Ottocento ha recuperato la purezza originaria. Oppure che, essendo a Roma, i papi fanno come i Romani, e si santificano i pontefici come si divinizzavano gli imperatori: Francesco e Benedetto come Augusto, Tiberio, Claudio.
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