Nella foto, il tribunale di Cuneo dove si è svolta l'udienza
01/02/2021 - 10:15
di c. b.
I due si erano conosciuti nel 2007 e nel 2015 lei, incinta del secondo figlio, aveva chiesto la separazione in seguito alle presunte aggressioni perpetrate dell’ex marito. I fatti contestati risalgono al 2019, anno in cui lei aveva querelato il suo ex coniuge per atti intimidatori, scaturiti in un divieto di avvicinamento. L’uomo si trova a processo a Cuneo, sotto accusa per stalking continuato e aggravato, in quanto commesso in danno dell'ex coniuge. La presunta vittima, nell’ultima udienza, aveva raccontato che un giorno, mentre stava uscendo da lavoro per recarsi a prendere la macchina, il suo ex marito, parcheggiando dietro di lei, le aveva bloccato l’uscita, avvicinandosi e inveendole contro, costringendola a chiedere aiuto: «Lo incontro spesso, cerco di fare la spesa in posti diversi e numerose volte l’ho visto nei presso di casa mia sia a piedi, sia in auto. Quando lo incontro lui assume atteggiamenti aggressivi nei miei confronti, dice sono una poco di buono e una pazza. Mi chiede spesso dei figli. Ora non può più vederli perché ha violato le misure restrittive: poteva incontrarli in luoghi neutri e in presenza delle assistenti sociali, ma ciononostante lui si presentava davanti alla loro scuola e a casa. Ho chiamato più volte i carabinieri”. Queste le parole della donna che aveva riportato, in altre udienze, anche episodi più recenti: “Mi sento perseguitata. È come se lui sapesse sempre dove sono. Anche durante il lockdown lo incontravo quando uscivo a fare la spesa”. Nell’ultima udienza (lunedì), invece, l’imputato ha deciso di sottoporsi all’esame: “Avevo deciso di sospendere gli incontri con i bambini in luoghi neutri - ha sostenuto -. Non riuscivo ad avere un rapporto con loro. Mi sono sempre comportato in modo civile e rispettoso. La mia ex moglie era aggressiva, non mi ha mai dato occasione di spiegare le mie motivazioni. Non l’ho mai aggredita. Un giorno l’ho incrociata e le ho semplicemente chiesto come stessero i bambini. Non mi ha nemmeno lasciato spiegare perchè fossi lì. Tuttora non ho informazioni sui miei figli. È disumano che i bambini siano costretti ad avere rapporti con i genitori solo rinchiusi in una stanza. Il dicembre scorso volevo consegnare il regalo a uno dei miei figli per il compleanno. L’incontro era stato annullato con minimo preavviso perché mi era stato detto che doveva andare dalla nonna materna. L’incontro era stato posticipato, ma qualche giorno prima sono stato chiamato dall’assistente sociale che mi aveva detto che mio figlio era in ospedale. In quel momento non ho pensato alla misura cautelare. Sono andato in ospedale. Volevo sapere come stava mio figlio”. A giugno, la discussione.
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