Tamponi al drive in vaccinale dell'ospedale di Mondovì
28/12/2021 - 09:39
Due milioni e mezzo di persone in isolamento per contatti con positivi in Italia. Governo e Regioni ipotizzano un accorciamento della quarantena per evitare la paralisi delle attività. Nelle ultime 24 ore oltre 30mila i nuovi contagi, quasi la metà per la variante Omicron. File interminabili nelle farmacie per effettuare i tamponi. Caos voli, altre duemila cancellazioni.
I contagi assai più frequenti nella fase attuale possono suscitare alcune domande e dubbi. Che cos’è necessario fare nell’eventualità di essere venuti a contatto con una persona infetta? Stando alle regole vigenti, i contatti stretti di un caso confermato Covid-19 «devono allertare il proprio medico, che avviserà o fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della Asl o Ats competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza».
In linea generale, come viene spiegato sul sito del ministero della Salute, «possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena della durata di almeno 7 o 10 giorni (a seconda dello stato vaccinale) dall'ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test antigenico o molecolare con risultato negativo». Finito il periodo di quarantena, la persona potrà rientrare al lavoro e il periodo di assenza potrà essere coperto dal certificato medico.
Che cosa si intende per “contatto”
La prima precisazione da fare è che non tutti i contatti sono uguali e la sorveglianza sanitaria scatta solo in casi specifici. O meglio, solo in caso di contatto stretto che è quello considerato ad alto rischio. Il ministero della Salute ha definito quali sono le situazioni in cui ci si possa considerare un contatto stretto: nel caso in cui un convivente sia positivo; se si ha avuto un contatto fisico diretto (come una stretta di mano) con un positivo (ma anche se si sono toccati ad esempio i fazzoletti utilizzati da questa persona e si ha quindi avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni); se si è stati più di 15 minuti a distanza ravvicinata con un positivo senza indossare la mascherina; se si è stati nella stessa stanza al chiuso con un positivo senza Dpi idonei oppure se si è viaggiato nello stesso mezzo di trasporto (entro due posti in qualsiasi direzione rispetto al caso positivo). Per il contatto diretto faccia a faccia: se è durato meno di un quarto d'ora non va considerato come contatti a rischio.
Contatti a basso rischio
Per i contatti a basso rischio non è prevista l'osservanza di alcun tipo di regole: non si è sottoposti né a quarantena, né sarà necessario sottoporsi a tampone (a meno che, ovviamente, non si sviluppino sintomi).
Che cosa fare quando si ha avuto un contatto stretto
Una volta accertato di essere un contatto stretto, scattano i protocolli di sorveglianza sanitaria. Se si ha avuto un contatto con una persona positiva bisogna mettersi immediatamente in quarantena e avvisare il proprio medico di base che, a sua volta, informerà l'Asl competente alla quale spetterà disporre ufficialmente il periodo di quarantena o di sorveglianza. Bisognerà quindi isolarsi e non sarà possibile avere contatti con altre persone. Per i vaccinati il periodo di quarantena dura 7 giorni: dopo una settimana dal contatto sarà possibile effettuare un test molecolare o rapido e uscire (ovviamente non nel caso risulti positivo) dalla quarantena. Nella circolare dello scorso 11 agosto, il ministero prevede anche che i vaccinati possano uscire dalla quarantena senza aver effettuato un tampone dopo 14 giorni, sempre a patto di non avere i sintomi tipici della Covid-19.
Non vaccinati
Per i non vaccinati cambiano le tempistiche: dopo aver avuto un contatto stretto, infatti, bisognerà restare in quarantena per 10 giorni (e non 7) prima di poter effettuare un tampone. Solo dopo il 10 giorno di isolamento, se non si presentano sintomi, si potrà effettuare un test e, se negativo, si potrà uscire dalla quarantena.
Powered by Gmde srl