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La buona notizia: condannato, in carcere, poi ritrova la famiglia a Natale grazie alla “messa alla prova”

Monregalese patteggia in tribunale e lavora per sei mesi in un’azienda della città

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La buona notizia: condannato, in carcere, poi ritrova la famiglia a Natale grazie alla “messa alla prova”

02/01/2022 - 09:59

di g. sca.

Ogni anno, di questi tempi, su queste colonne, proponiamo una “storia positiva”. In mezzo a tante notizie che raccontano cronache dolorose o difficili, cerchiamo di scovare “la buona notizia”. Eccola. Lui è un uomo di circa 50 anni. È originario di Mondovì, ma vive e lavora nella cintura torinese. Ha una famiglia composta da moglie e due figli. Commette un reato con una brutta vicenda di violenza (non in famiglia) per la quale accetta di patteggiare la pena, difeso da un avvocato di Mondovì. Conosce anche il carcere, poi la pena diventa “messa alla prova”, vale a dire una forma di “probation giudiziale” nel settore degli adulti che consiste, su richiesta dell'imputato, nella sospensione del procedimento penale nella fase decisoria di primo grado. Consente ad un condannato di evitare la punizione, svolgendo lavori di pubblica utilità, attività di volontariato e affidamento ai servizi sociali. La condizione del giudice: trovando un posto di lavoro, un comportamento esemplare ed un’abitazione in cui vivere, la pena sarebbe stata ridotta. Sempre però, con la misura del controllo quotidiano delle forze dell’ordine. Si attiva la Caritas di Mondovì che ha disposizione un progetto che si chiama, non a caso, “Abitare”. L'organismo pastorale mette a disposizione un piccolo appartamento, si consulta con i Servizi Socio Assistenziali e trova un posto di lavoro. È un’azienda di Mondovì, opera nel settore alimentare e non è nuova a dire “sì” per aiutare persone che vogliono una nuova chance dalla vita. Lui si mette “a testa bassa” a lavorare ed a ricevere uno stipendio grazie alla borsa lavoro del progetto. Il tirocinio è durato sei mesi con soddisfazione da parte di tutti. Il periodo di lavoro è terminato poco prima dei giorni di Natale. La famiglia si è riunita lui dice di aver compreso i suoi errori, di esserne pentito. La storia è positiva perché in questo caso si è trovato il modo di reinserire, rieducare, far tornare alla vita qualcuno che ha sbagliato. Grazie a strutture pubbliche e private che hanno collaborato e a chi ci ha creduto più di tutti: il condannato.

 

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