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Guerra in Ucraina, le voci del dramma. Padre Alessio: «Ora l’Occidente non può far finta di nulla». Igor: «A Garessio, per ora, non torno. Resto qui a difendere la casa, la famiglia e la patria»

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Guerra in Ucraina, le voci del dramma. Padre Alessio: «Ora l’Occidente non può far finta di nulla». Igor: «A Garessio, per ora, non torno. Resto qui a difendere la casa, la famiglia e la patria»

24/02/2022 - 18:17

di Muriel Bria

Nella casa accanto alla chiesa parrocchiale di frazione Mursecco, in questi giorni la televisione non è mai spenta, fissa sui canali che dall’Ucraina trasmettono le drammatiche immagini del conflitto in corso. Padre Alessio Budziak, ucraino, si sta preparando per andare a dire messa ma il suo sguardo continua a tornare allo schermo, ai boati, agli spari che stanno martoriando il suo Paese. Padre Alessio, 36 anni, arriva dalla città di Ivano-Frankivsk, nell’ovest dell’Ucraina. Un posto ancora relativamente lontano dai bombardamenti, ma comunque “in un Paese che è in guerra”, racconta con coraggio. A casa ha lasciato i genitori e i tre fratelli. “Il minore proprio stamani ha preso il treno per tornare nella nostra città, da Kiev. Là c’è caos e disinformazione”, dice.

La sua storia?

“Dopo due anni di studio a Roma, mi sono trasferito prima a Vicoforte, per 8 mesi, poi qui a Garessio, dove aiuto don Aldo Mattei. Con lui a prestare servizio pastorale in Val Tanaro fino a qualche tempo fa c’era padre Michele Paliak, 28 anni, che attualmente sta completando gli studi a Roma e che presto tornerà a Mursecco”.

Il vostro servizio?

“Siamo entrambi sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina (cattolica con rito bizantino). Oltre alle funzioni per gli italiani, abbiamo avviato due comunità ucraine ed ogni domenica facciamo la Divina Liturgia a Ceva e a Mondovì: per tutti noi lontani da casa è un momento importante d’incontro e condivisione”.

Cosa sta accadendo in Ucraina?

“Da noi in realtà la guerra è cominciata anni fa, nel 2014 – spiega il sacerdote -. Prima era un altro tipo di guerra, era una guerra fredda. Il nostro Paese si trova tra oriente ed occidente, quasi una moneta di scambio. La Russia ha intrapreso la strada del male, ma l’Ucraina si difenderà e non rinuncerà alla sua libertà”.

Cosa possiamo fare noi dall’Italia?

“Pregare per la pace e non essere indifferenti. Oggi capiamo chi sono i nostri amici. L’Occidente non può più permettersi di limitarsi a dirci “mi dispiace per voi”. Adesso è il momento di agire, di aiutare la nostra gente anche con la preghiera”.

Come vive queste drammatiche giornate qui in valle Tanaro, lontano da casa?

“Qui non mi sono mai sentito orfano. La gente ci è sempre stata vicina. Oggi tutti mi chiamano, mi scrivono, vengono a chiedermi notizie, ad offrire il loro aiuto. Anche il Vescovo ha scritto una bellissima lettera per padre Michele e me. Dal punto di vista umano tutto questo è di grande conforto. Il nostro popolo è molto religioso perché ha sofferto molto: chiediamo solo di vivere in un Paese libero e amichevole, nell’Unione Europea”.

Ha abitato a lungo a Garessio anche Igor, 50 anni, per anni addetto agli impianti sciistici di Garessio 2000. Tornato in Ucraina, abita con la mamma e il figlio di 10 anni a Chernivtci. Abbiamo provato a raggiungerlo ma le comunicazioni sono difficili. Prima che la linea cada, riesce a raccontare: “Qui c’è la guerra, che però in realtà va avanti da anni. Questa mattina il presidente ha emanato la legge marziale”.

Tanti amici gli chiedono di tornare a Garessio: “Non dobbiamo avere paura. Dobbiamo difendere la nostra Patria, le nostre case, le nostre famiglie. Non siamo stati noi ad invadere, loro sono entrati in casa nostra. Io di qua non mi muovo”.

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