Giuseppe Antoci sulla Funicolare di Mondovì in un'immagine degli anni scorsi
17/05/2023 - 06:23
Sarà ancora una volta il “testimone della legalità” a Mondovì. Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi ed attuale presidente onorario della Fondazione Caponnetto, sarà sopite dell’Istituto “Alberghiero Giolitti” di Mondovì, su invito della dirigente Donatella Garello. Nella sala che, non a caso, è dedicata al giudice Paolo Borsellino e che sarà ricordato con l’inaugurazione dell’opera di “Luca Artigiano”. Il tutto avverrà mercoledì mattina (17 maggio, con il giornale già in edicola), alla presenza delle autorità, ma soprattutto con la possibilità, per gli studenti, di rivolgere domande ed approfondire temi legati ai concetti di legalità, sicurezza e libertà. L’evento cade nel giorno dell’anniversario dell’attentato mafioso a cui Antoci scampò, nella notte tra il 17 ed il 18 maggio 2016, sulla strada dei Nebrodi, grazie all’azione della scorta e, soprattutto, all’intervento dell’allora vece questore Daniele Manganaro (oggi vicario a Cuneo, sarà presente all’Alberghiero mercoledì mattina) che intervenne “fiutando” il pericolo dopo un incontro pubblico del presidente Antoci. Il poliziotto, poi decorato, arrivò in tempo a dare man forte nella terribile sparatoria in atto tra i colleghi e il commando che sparava sull’auto blindata poco prima di lanciare le molotov. Minuti drammatici che hanno segnato l’esistenza di Antoci, sotto scorta di livello elevato, da allora (sette anni fa), bersaglio di continue minacce tuttora rilevate dagli investigatori della Dia. La ragione: lo smantellamento del meccanismo che permetteva l’arrivo di milioni di euro dall’Europa che finanziano, attraverso contributi pubblici provenienti dall’Europa, falsi proprietari di terreni in realtà già noti come “mafiosi”. La vittoria di Antoci pochi mesi fa (nel novembre scorso) con la maxi sentenza del tribunale di Patti: al termine del processo più importante degli ultimi anni, sono state emesse condanne per oltre 600 anni di carcere contro la mafia dei Nebrodi e confische per milioni di euro. Alla sbarra la cosiddetta 'Mafia dei pascoli' e quel sistema attraverso cui la criminalità drenava milioni di euro di contributi europei destinati ai terreni agricoli garantendosi linfa finanziaria per finanziare anche la latitanza di Matteo Messina Denaro. Un meccanismo i cui ingranaggi furono fermati dal protocollo di legalità voluto da Giuseppe Antoci. Il suo protocollo, diventato legge nazionale, ha permesso alla Dda di Messina di smantellare una serie di truffe milionarie all'Unione europea commesse dai boss nebroidei: novantuno le condanne, dieci le assoluzioni.
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