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Antoci, mercoledì a Mondovì all’Alberghiero, oggi (giovedì) in Sicilia: l’anniversario dell’attentato parlando di “legalità”

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Antoci, mercoledì a Mondovì all’Alberghiero, oggi (giovedì) in Sicilia: l’anniversario dell’attentato parlando di “legalità”

Nella foto, da sinistra: Scarpace, Garello, Antoci e Manganaro

18/05/2023 - 15:23

Mercoledì a Mondovì all’Istituto Alberghiero, con una mattinata di confronto con i ragazzi molto sentita e partecipata, voluta dall'Istituto Alberghiero e dalla dirigente Donatella Garello (ha moderato Gianni Scarpace, condirettore di Provincia granda), giovedì al Teatro Mandanici di  Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), terra nota per la presenza di grosse famiglie mafiose e dove hanno soggiornato importanti  latitanti. Sono i due luoghi scelti da Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fonazioae Caponnetto (ex del Parco dei Nebrodi) per l'anniversario dell'attentato. Era la notte tra il 17 e il 18 di maggio del 2016 quando un commando mafioso attaccava l'auto blindata  dell'allora presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci reo  di aver creato il cosiddetto "Protocollo Antoci" poi diventato  legge dello Stato e di cui la Commissione Europea raccomanda  l'applicazione agli Stati membri. A Mondovì applaudito il regalo che l'artigiano Pietro Di Stefano ha portato all'Alberghiero: uno splendido ritratto del giudice Paolo Borsellino (a cui è dedicata l'aula magna della scuola). Tante le presenze significative: forze dell'ordine, il vice prefetto vicario Daniele Manganaro, componenti della giunta e del consiglio comunale di Mondovì, il sindaco e presidente della Provincia Luca Robaldo, la sindaca di Borgo San Dalmazzo Roberta Robbione con un assessore, il rappresentante di Libera Antonio Ciaramella ed altri ancora.

 

Lo strumento normativo "Protocollo Antoci" ha  colpito pesantemente gli affari milionari che giravano attorno  ai fondi europei per l'agricoltura in mano alle mafie e per  evitarlo Antoci andava fermato. "Un attentato commesso con modalità tipicamente mafiose..." "con la complicità di  ulteriori soggetti, che si erano occupati di monitorare tutti  gli spostamenti dell'Antoci..." "un vero e proprio agguato  meticolosamente pianificato e finalizzato non a compiere un semplice atto intimidatorio e/o dimostrativo, ma al deliberato  scopo di uccidere...": cosi' scrive la magistratura negli atti  di indagine. Ma la pronta risposta degli uomini della scorta e il sopraggiungere di un'altra auto della Polizia di Stato, con a bordo il vicequestore Daniele Manganaro, evitarono il peggio e dopo un violento conflitto a fuoco fra gli attentatori e i quattro poliziotti di scorta, Antoci fu tratto in salvo. E' dello scorso dicembre la scoperta, attraverso un'indagine dei carabinieri, che dalle carceri e dal 41 bis trapela la volontà  di uccidere Antoci. Per questo è stata portata ai massimi livelli la scorta di Antoci, rafforzando anche il regime di sicurezza della sua famiglia.

 

A Barcellona il prefetto di Messina Cosima Di Stani ha organizzato l'evento dal titolo "Legalità e responsabilità per la  crescita dei territori" con centinaia di ragazzi di tutte le  scuole e tutte le istituzioni civili e militari. Relatori del  convegno anche il vice comandante generale dei carabinieri,  Riccardo Galletta, il procuratore della Direzione distrettuale  antimafia Rosa Raffa e lo stesso Antoci che porta in giro per tutta Italia la sua testimonianza incontrando migliaia di studenti e racconta una storia di normalità, la storia di un uomo e di una  famiglia che hanno compiuto fino in fondo il loro dovere pagando  conseguenze pesantissime sotto il profilo della sicurezza.



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