Illustrazione di Giulia Otta e la scrittrice Monica Bresciano
19/01/2024 - 16:48
Nasce la nuova rubrica su “Provincia granda”, dove sarà possibile parlare di sentimenti, di vita vissuta. Si chiama “La stanza delle parole sospese”. Sono sospese, non “mai dette”, perché magari si sono ripetute per tante volte nella mente, nel proprio spazio del cuore. La curerà la scrittrice Monica Bresciano, monregalese, libri di successo all’attivo (tra cui “Il cuore di una mamma ama”, l’ultimo è “La spirale del falco”) e donna capace di ascoltare e tradurre in parole ciò che le persone provano. “La stanza delle parole sospese” si troverà su internet, sul nostro sito www.provinciagranda.it nella sezione “Cultura” e sarà sempre accompagnata dalla bellissima illustrazione della monregalese Giulia Otta. Storie personali, di famiglia, “un luogo del cuore” che accoglieremo o che potrete raccontare scrivendo all’indirizzo monicabresciano66@gmail.com. Non resta che scriverci, anche in forma anonima, nel senso che se ci chiederete la vostra identità, manterremo il riserbo con i lettori, pur verificando la reale esistenza della persona.
“C’è un unico modo – spiega la scrittrice Monica Bresciano - per liberare le emozioni e dare voce ai pensieri: aprire il cuore e permettere alle parole sospese di arrivare a chi le deve ricevere. Le parole sono mappe che possono offrire infinite possibilità perchè hanno un potere immenso, possono unire e poi dividere, rompere ma poi riparare, strappare e poi ricucire, graffiare ma anche accarezzare. Le parole hanno il potere di distruggere ma con le macerie possono costruire ponti che, con la volontà del cuore, ricongiungono ciò che è stato diviso; ecco che allora le parole sospese uniscono e diventano musica, curano le ferite e tornano al cuore a ricordarci che non c’è separazione perchè nell’altro troviamo sempre una parte di noi.
Questa rubrica vuole essere uno spazio di condivisione, una connessione di cuori, una voce narrante che possa diventare strumento di unione e di cura, un suono per le parole che hanno urgenza di arrivare ma si nascondono nel tempo dell’oggi e del domani cercando ripari alternativi senza mai giungere a destinazione, quelle che si agitano nei pensieri ma poi si perdono per strada e restano cristallizzate nell’attesa di un vento caldo che non arriva mai, quelle che avremmo sempre voluto dire alle persone che non sono più fisicamente qui ma che, per mancanza di tempo o di coraggio, non abbiamo mai detto. C’è sempre un momento della vita in cui arriva il bisogno di raccontare all’altro qualcosa di noi, di sciogliere i pensieri che si sono intrecciati al tempo e finalmente liberare le parole sospese custodite dentro quella stanza nascosta nel cuore di ognuno di noi».
LA PRIMA STORIA
"IL CORAGGIO DI OSARE"
Un mattino uggioso nell’autunno del 2020, scorrendo immagini sul telefono, inciampai, per caso ma non per caso, in un video che riproduceva la partecipazione di Nerina Peroni al programma televisivo “Tu si que vales”. Quella donna dalle mani fatate aveva una luce speciale negli occhi e rapì il mio cuore in un istante. Decisi subito di raggiungerla scrivendole una lettera, presi così carta e penna e, di getto, buttai sul foglio tutte le mie emozioni. Nerina era ospite della “Residenza Chianoc” di Savigliano per cui fu semplice farle recapitare la busta.
“Carissima signora Nerina,
stamattina, per caso, sfogliando le pagine di Facebook, mi sono imbattuta nel video della sua partecipazione a “Tu si que vales”. Sono stata subito rapita dalla sua voce, dalla sua dolcezza e dall’entusiasmo nel raccontare la sua vita, le sue parole mi hanno toccato il cuore dandomi la conferma che la passione annulla il tempo e gli anni.
Credo che le persone come lei siano un grande esempio per tutti coloro che faticano a guardare la vita con entusiasmo e positività. La sua carica emotiva è travolgente e chi ascolta le sue parole e la sua musica rimane incantato.
Sono sempre profondamente grata alla vita ma lo sono ancora di più quando mi regala gli incontri speciali, quelli capaci di cambiare il colore alle giornate come è stato l’incontro con lei che, stamattina, ha colorato il mio mondo annullando il grigio e la brutta stagione. Ho sorriso, ho pianto e ho portato con me tutta la sua luce, quella luce che continua ad accendersi nel cuore nell’istante in cui la penso. Oggi al lavoro si è parlato tanto di lei, ho condiviso con i colleghi la bellezza del nostro incontro che, seppur virtuale, è avvolto da un alone di magia.
Sono commossa e grata, avverto una forte risonanza con la sua vita e custodisco dentro di me tutta la bellezza del suo cuore.
Grazie per la sua energia, per la sua luce e per l’amore che ho sentito abitare la sua anima. Potrei esserle figlia e, in questa ipotetica immagine, mi sale il desiderio di stringere le sue mani magiche appoggiate sulle mie nel gesto intimo e meraviglioso di due cuori che si toccano.
Non siamo poi così lontane…chissà…se Dio vorrà…
Grazie per la sua vita, grazie per la sua luce, grazie per la sua musica.
Un forte abbraccio.
Monica”
La risposta arrivò pochi giorni dopo attraverso un messaggio al quale ne seguirono tanti altri in un’intima corrispondenza che ci accompagnò fino al giorno in cui, libere dalle limitazioni della pandemia, potemmo finalmente incontrarci. Ci stringemmo in un abbraccio colmo d’amore, quell’amore annunciato che ci aveva condotte fino a lì. Trascorremmo insieme ore indimenticabili, dense di racconti in un intreccio di mani e di sguardi intrisi di commozione e di gioia. Ci congedammo con un ultimo abbraccio promettendoci di rivederci presto ignare di ciò che la vita avesse in serbo per noi.
Un mese dopo il nostro incontro mi giunse la notizia della sua scomparsa.
Non la rividi più.
Powered by Gmde srl