29/07/2023 - 11:21
di g. sca.
Lui è un produttore di Mondovì che ha conquistato il disco d’oro con l’alias “La Luna Nera”. Ha all’attivo più di 75 milioni di ascolti. Matteo Bruno ì nato nel 1993 ed è di quella generazione che con la passione per la musica ha trovato una professione che dà grandi soddisfazioni. Matteo Bruno tornerà in piazza Cesare Battisti mercoledì 26 luglio, durante l’ultima serata dei “Doi pass” per parlare di “ruoli musicali” con altre figure professionali. Ha lavorato con Enzo Dong, con cui esordisce nel 2019: con Vale Pain, Seven 7oo, Nicola Siciliano, Kayler ed altri. È anche tecnico di produzione in Groove Eater Studio dal 2016.
Matteo, producer e songwriter. Partiamo dalle basi: che cosa fa un producer?
Si occupa della scrittura di un brano. Da solo o insieme ad un team di autori e musicisti. Dalla scelta dei suoni e degli strumenti da utilizzare, alla stesura dellʼarrangiamento fino ad arrivare agli editing più tecnici.
Hip Hop/Trap con evidenti influenze di RnB. Questa, più o meno, la tua dimensione musicale. Qual è la tua formazione? Che cosa ascoltavi da giovanissimo?
Ho ascoltato, come si dice, “di tutto” durante lʼadolescenza, dal repertorio dei Sixties Graffiti (sorride, ndr) alla musica elettronica. Il rap mi accompagna da quando facevo le elementari. Il primo disco regalatomi a 10 anni fu “The Eminem Show”, i miei genitori non poterono prevederne lʼimpatto. Mio padre è un musicista e mia madre una santa (sorride di nuovo, ndr), mi hanno permesso di continuare a coltivare questa passione e durante lʼadolescenza ho suonato come chitarrista in alcune band e ho fatto qualche Dj set qua e là per il nord Italia. Il tutto in maniera davvero molto amatoriale ripensandoci ora.
Nellʼinteressante talk dei “Doi pass”, a Breo, ha detto che “Occorre un percorso da fare sin da subito in maniera cosciente e professionale”. Che cosa vuol dire?
Consiglio spesso agli artisti emergenti di entrare nel mindset lavorativo il più presto possibile. Questo perchè il mercato discografico ha delle regole esattamente come qualsiasi altro mercato o professione. Conoscere queste regole è necessario per alzare lʼasticella. Il nostro mondo è fatto di contratti, percentuali, timelines, e modelli comportamentali. Non solo di arte ed intrattenimento. Durante il mio primo anno in Groove Eater Studio il mio collega Gabriele Giudici ed io abbiamo deciso, vista la mancanza di percorsi formativi nelle zone, di affidarci a professionisti locati tra Las Vegas e Milano, dai quali abbiamo appreso non solo competenze tecniche, ma anche un metodo di lavoro ed un approccio moderno alla conduzione di unʼattività come la nostra, soprattutto in fase embrionale. Il gusto non è assimilabile, ma i tecnicismi e le skills sì.
La professionalità si raggiunge anche con i nuovi corsi al CfpCemon?
Proprio per il motivo citato in precedenza, il nostro studio, sotto consiglio dellʼattuale amministrazione comunale, ha deciso di interfacciarsi con il CFP cercando di sopperire alla mancanza di percorsi professionali creando un corso per aspiranti operatori del mercato musicale quali produttori, musicisti, autori e dj. Abbiamo constatato una fenomenale preparazione e professionalità da parte del CFP con il quale nel giro di poco tempo abbiamo organizzato e concluso tra giugno e luglio il primo corso di 30 ore con un ottimo responso da parte degli studenti. Stiamo ora raccogliendo le adesioni per la seconda edizione che partirà ad ottobre 2023.
Come si ottiene un “disco dʼoro”?
Il disco dʼoro è una certificazione che la FIMI riconosce ad interpreti e produttori per il raggiungimento di una certa soglia di copie vendute, calcolate come vendite fisiche e streaming di un brano. “Cali” insieme a Vale Pain ha raggiunto 25 milioni di ascolti tra Spotify e Youtube e 30 milioni di condivisioni tra TikTok e Instagram ed è stato certificato come singolo dʼoro.
Per i musicisti/turnisti abitare a Mondovì, in provincia, lontano dalle aree delle grandi città può essere un limite. Per la sua attività lo è?
Non direi. Sono costretto a rapportarmi con i centri sinergici del settore quali Milano, Roma, Napoli, ma ho scelto di investire sul territorio e di sfruttare il mercato digitale per poter lavorare a distanza da una città che, sicuramente non offre le stesse possibilità, ma allo stesso tempo non ha gli stessi costi e ritmi di vita. Non ho mai considerato personalmente lʼarea geografica come un vantaggio o uno svantaggio per il mio progetto come producer.
Lʼattuale amministrazione comunale (in particolare il giovane assessore Alessandro Terreno) vuole avere “unʼattenzione particolare per il mondo della musica”. Quanto è utile questa “attenzione” per chi vuole vivere di musica?
Tantissimo. Soprattutto per la direzione di formazione mista ad intrattenimento che i progetti sostenuti da Terreno stanno prendendo. Il 5 luglio scorso, con il Comune ed il Circolo delle Idee dove abbiamo invitato un discografico da Sony/Reload, nostro contatto stretto, che insieme a noi di Groove Eater ha ascoltato 47 brani di artisti monregalesi, dando consigli tecnici. Abbiamo finito alle 02.45 del mattino. È stato super.
A che cosa sta lavorando ora?
Non posso spoilerare nulla per motivi contrattuali, ma ho un sacco di beats in ballo con artisti del panorama rap nazionale e internazionale. Spero di poter annunciare qualcosa al più presto. Il disco dʼoro mi ha fatto venire ancora più fame e punto ad altre certificazioni.
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