MENU

METEO

«Pioggia e neve abbondanti, peccato gli invasi non ci siano»

Il nostro esperto indica la “poca cura” nella conservazione del bene più prezioso

CONDIVI QUESTA NOTIZIA:
«Pioggia e neve abbondanti, peccato gli invasi non ci siano»

credits Sven Brandsma su Unsplash

11/03/2024 - 08:44

di Fulvio Romano

Da sempre ci sono piogge devastatrici e piogge benefiche. Ben lo sa la valle Tanaro e in genere tutto il nostro cul di sacco alpino che dal 1994 ad oggi ne ha viste tante e poi tante da poter alla fine pensare che avessero ragione Babilonesi e Sumeri a credere che un'unica stessa divinità, benigna o maligna a seconda dei casi, presiedesse all'acqua che arriva dal cielo. Chi abita nella Granda e nel Monregalese non ha però bisogno di credere in Adad piuttosto che a Iskur (le divinità che a Babilonia e in Sumeria presiedevano alle piogge) per capire che la nostra storia è dal 1994 quella di un alternarsi di siccità e di eventi alluvionali o di precipitazioni furiose. A noi basta il cambio climatico per capirlo: un evento di tale impatto da essere ormai riconosciuto da tutti e di cui quest'anno ricorre il trentesimo anniversario. Queste piogge tra fine febbraio e principio marzo verranno ricordate come benefiche perché dopo due anni abbondanti di siccità e dopo un inverno che a Mondovì ha segnato un 5,6 gradi di media (uno dei più caldi del trentennio) hanno regalato all'intero Monregalese, alla Granda e a tutto il nostro angolo subalpino occidentale un tesoretto di acqua e di neve raramente osservato nel passaggio tra inverno e primavera. Si tratta di 116 millimetri (ma molti di più, fino a 190 e oltre quelli delle valli) osservati in tutto febbraio dalla stazione Arpa monregalese cui si aggiungono la settantina di inizio marzo. Si dirà che 190 millimetri non sono i 440 registrati nel “miracoloso” maggio dello scorso anno quando boccheggiavamo per sorgenti esauste, torrenti asciutti e falde abbassate e quel mese intero all'ammollo (proprio come in questi giorni senza alluvioni) ci salvò dai razionamenti estivi. Vero, ma intanto ci consolano il metro e mezzo di neve in montagna, come sopra Ormea o sul Mondolè che se durerà ancora - come promettono i modelli - questa fase variabile e a tratti piovosa (magari con qualche tacca in meno sui termometri) potrebbero se non incrementarsi perlomeno non squagliarsi subito del tutto. Un po' di ottimismo, specie in tempi così oscuri, non fa male ma sarebbe un vano palliativo se non fosse seguito dalla nostra attenzione alla “cura” per l'acqua. E il primo gesto per aver cura di un bene è quello di riuscire a conservarlo per il futuro, nel nostro caso per la prossima e le prossime estati. Si pensi che una pioggia di 100 millimetri porta a terra 100 litri di acqua per ogni metro quadrato di superficie. Vuol dire che un campo di un ettaro riceverebbe in un solo evento un milione di litri d'acqua piovana. Se questo campo fosse un capace invaso cui confluiscono oltre alla pioggia anche ruscelli di scolo di acque piovane si potrebbero raggiungere milioni e milioni di litri utili per i periodi di magra, sempre più frequenti e lunghi. Peccato che se ne parli tanto, ma di fatti poco niente.

Ulteriori informazioni sull'edizione cartacea

Edicola digitale

Sfoglia

Abbonati

LE ALTRE NOTIZIE

Powered by Gmde srl