16/06/2024 - 10:14
“Kalashnikov” è un libro duro, ma che ha il pregio di farci capire parti del mondo altrimenti difficili da valutare. L’ultimo volume del giornalista Domenico Quirico è stato al centro dell’incontro organizzato sabato pomeriggio dall’associazione “Gli Spigolatori” per l’ultimo evento del ciclo “Funamboli”. “Osare oltre la speranza”, il tema degli eventi, per Quirico impossibile da mettere in pratica in questi termini sul tema della guerra. «La speranza non è una dimensione, purtroppo, che si associa ai conflitti in atto”, ha detto l’inviato di guerra. I giornalisti Alex Corlazzoli (Il Fatto Quotidiano) e Gianni Scarpace (Provincia granda) hanno sollecitato il giornalista con le domande, di fronte al pubblico cha ha riempito la sala del “Caffè Sociale”.
“Kalashnikov” porta in giro per il mondo, ma racconta anche la vita militare e personale di chi ha inventato questo mezzo, quest’arma che non è solo un’arma. I capitoli ci portano da un lato all’altro di quello che chiamavamo terzo mondo, linguaggio del ‘900 e che dovremmo conoscere di più. «Non è un libro su un’arma, non è certo un manuale d’uso - dice l’autore: è un libro sul male la storia crudele rappresentata da un’arma. Ho capito che il potere nei posti dove mi sono recato è di chi ha le armi, chi ha il kalashnikov, chi spara. Sei importante se puoi uccidere. La differenza è tra chi ha un’arma e quindi è un essere umano e chi non ha un’arma e non conta niente». E ancora: «Il giornalista è un narratore che ha il permesso di scrivere di vittime e di storie tragiche solo se vive con loro, se condivide le tragedie, le vive. Sono contrario a chi scrive dei migranti e dei profughi, peggio ancora di chi ne fa romanzi, non ce lo possiamo permettere. Non cerco empatia, solo rapporti con gli essere umani di cui mi permetto di scrivere».
Sulle guerre in atto in Ucraina e Medio Oriente: «Tecnicamente e militarmente la vittoria dell’Ucraina è impossibile: la Russia è troppo grande e troppo forte con una forza militare enorme rispetto alla piccola nazione di Zelenski. Solo Putin sa che cosa abbia in testa e quali siano i suoi veri obiettivi. In Medio Oriente il confronto aspro tra Israele e palestinesi risale alla notte dei tempi, le accuse reciproche sono enormi, forse si può arrivare ad una situazione provvisoria, ma la pace è un’altra cosa, come in Ucraina».
Al Caffè della Stazione è stata presentata anche la mostra di fotografia di Matthias Canapini è scrittore e giornalista, di Fano che dal 2012 viaggia per raccontare storie con taccuino e macchina fotografica, documentando aree di conflitto. Il suo libro “Il gioco dell’Oca” è un reportage che ha il carattere della cronaca.
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