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Clima: zero termico oltre i 5 mila metri. Meteo: temporali che spegneranno un po' la calura sono in arrivo, ecco dove

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Clima: zero termico oltre i 5 mila metri. Meteo: temporali che spegneranno un po' la calura sono in arrivo, ecco dove

14/08/2024 - 08:41

di Fulvio Romano

Prima che la Granda fosse privata  delle sue porte verso il mare, prima delle autostrade che se le imbocchi hai paura di trovarti poi in fondo al fiume, prima insomma di tutti questi ultimi tempi per noi giovani “borghesi” dei primi anni ’60 agosto era l’occasione, unica ed irripetibile, per scendere – in autostop o in vespa, una volta anche con una “topolino”- verso la Provenza, dove ritrovavamo gli stessi profumi e gli stessi silenzi delle nostre gite in montagna. Ma era anche il mese in cui, specie per la moriente civiltà contadina, si scrutava il cielo. Per scorgervi qualche nuvola che potesse rompere una siccità troppo lunga per essere favorevole per le vigne e l’atteso vino o per i tartufi. Una siccità che si sperava già interrotta al 10 del mese, a san Lorenzo, quello della graticola. “Se plòu per san Lorèns, la plueio ven ben a tèms”, recitava la civiltà occitana (o, nella koiné piemontese di pianura: “ Sa pieuv a san Louréns la pieuva ven bin a taj”) sperando che le piogge e le nuvole, pur cancellando le “stelle cadenti” fossero fertili annunciatrici di pioggia. La convinzione era che  “Quand plòu per san Lorèns, la plueio fai de bèn”: piogge educate e acquazzoni estivi anche se tardivi erano sempre benvenuti ad agosto ed anche fino al Ferragosto: “Se plòu per Nostro Damo (15 agosto), cadun encaro l’amo”. Ognuno amerà ancora quest’acqua arrivata giusto per l’Assunta (la “Nostro Damo estivalo”), preannuncio d'altronde dell’imminente fine dell’estate. Così l’agosto provenzale che ci accompagnava nella lunga strada dalla Maddalena fino ad Aix, era tinto di blu e di giallo, secco, profumato di liquirizia come fa l'elicriso e assordato da frotte di invisibili cicale. L’apparizione, sui costoni del Luberon, della chiesetta romanica in accecante arenaria bianca dedicata a saint Symphorien era improvvisa, inattesa. Una memoria mitica, perché Symphorien era il santo contadino che fa finire le siccità dopo estenuanti processioni che devono concludersi con la salvifica immagine del prete che benedice a braccia levate le nubi e i primi, tanto invocati, scrosci di acqua benedetta. Saint Symphorien era il 22 di agosto, quando il contadino scorgeva nel bosco le donnole bianche (le “beluras” della valle di Ormea), ed era questo il preannuncio di prossime, copiose nevi. La stessa pioggia del 22, se fosse arrivata soltanto al san Bartolomeo del 24, allora -secondo tradizione- non sarebbe servita più a niente: “Se plòu per san Bartoumieu, boufo-jé lou quièu“. Come si diceva anche a Boves, sarebbe stata “ bouno gnanca a lavò i pè”, tanto da invitare sbrigativamente chi pensasse il contrario a “fichesla 'n tel daré”.  Mentre lo zero termico sale oltre i 5 mila metri e i torrenti scorrono ancora di acqua che forse arriva diretta dal “permafrost”, la nostra fontanella butta, e bene. Ne siamo contenti come di una riacquistata anche se non durevole serenità. I temporali che spegneranno un po' la calura di cinque settimane continue sono in arrivo: il pomeriggio di mercoledì con scrosci che anticiperanno di un giorno il Concerto di  ferragosto della Balma (mentre giovedì non dovrebbero arrivarci) con un fine settimana più respirabile e forse portatore della svolta verso temperature più moderate e forse fin sulla china della stagione che cala verso l'autunno. Da oggi temporali e locali rovesci dovrebbero interessare, a partire dal primo pomeriggio, ancora la fascia subalpina meridionale. Possibili nubifragi locali sono previsti investire prima l'arco vallivo tra Cozie e Marittime, per arrivare poi sulla pianura cuneese e monregalese fino a spegnersi su Langhe, Liguria e Appennino

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