Matteo Salvini di fronte al tribunale, a Cuneo
10/09/2024 - 16:40
di Carlotta Braghin
“Nel caso di specie sono stati sostanzialmente rispettati i presupposti cui soggiace il legittimo esercizio del diritto di critica; rispetto che permette di operare un adeguato bilanciamento tra l’interesse individuale alla reputazione e quello, costituzionalmente tutelato, alla libera manifestazione del pensiero”. È questo quanto stabilito dal tribunale di Corte di Appello di Torino che ha confermato l’assoluzione dell’ingegner Carlo De Benedetti che, nel 2018, era stato accusato dal ministro dei trasporti Matteo Salvini di diffamazione.
Durante l’edizione di quell’anno del Festival della tv e dei Nuovi Media , manifestazione che si svolge a Dogliani, De Benedetti, rispondendo alla domanda della giornalista Lili Gruber riguardante il tema il “Futuro dell’Europa”, aveva dichiarato che “Salvini è il peggio, perché è xenofobo, antisemita, antieuropeo, festeggia Orban in Ungheria, è finanziato da Putin […]”. Il Leader della Lega, costituitosi parte civile contro l’editore nel procedimento di primo grado, celebratosi in tribunale a Cuneo di fronte alla giudice Emanuela Doufur, aveva dichiarato, assistito dall’avvocata Claudia Eccher, di aver ritenuto l’aggettivo “antisemita” un’infamia pesante: “Non l’ho accettata. Non l’ho accettata allora e non lo accetto ora - aveva detto in aula - . Antisemita nel 2021 penso sia una delle accuse più impegnative, sgradevoli e infamanti”.
In primo grado il pubblico ministero Attilio Offman aveva chiesto per De Benedetti una condanna a 800 euro di multa poiché “non c’era una base fattuale in quel giudizio di valore che risultò essere solo infamante”. Dello stesso avviso la parte civile con l’avvocato Claudia Eccher che chiese un risarcimento di 100.000 euro, sottolineando, come “l’accusa di antisemitismo infamante e con una rilevanza sociale pregiudizievole e spregiativa in modo assoluto”. Di critica politica avevano invece parlato i difensori dell’imputato, Marco Ivaldi ed Elisabetta Rubini, evidenziando come l’oggetto del processo non fosse una critica a Matteo Salvini come persona ma come politico.
Al rientro della camera di consiglio, il giudice Emanuela Dufour pronunciò l’assoluzione nei confronti dell’editore perchè il fatto non costituisce reato: sentenza, questa, che venne duramente criticata. Un attacco a cui la Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati, dopo che vennero depositati i motivi della decisione del giudice, rispose con una nota in cui venne scritto nero su bianco che, si legge, “senza entrare nel merito della decisione - che indubbiamente può non essere considerato condivisibile e che altrettanto indubbiamente potrà non essere confermato negli ulteriori gradi di giudizio- la sentenza in oggetto pare espressiva dell'impegno, della professionalità e dell'assoluta terzietà della dr.ssa Dufour, magistrato che da sempre ha dimostrato di non voler essere ricondotta- direttamente o indirettamente- a qualsiasi fazione politica”.
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