Foto "Provincia granda": Giuseppe Cappellino, durante le ricerche di Sacha, a Montaldo,per il duplice omicidio
20/10/2024 - 17:30
Riceviamo e pubblichiamo il pensiero di Emiliano Negro, presidente della sezione di Mondovì della Federazione Italiana della Caccia, nel ricordo di Giuseppe Cappellino, morto durante una battuta di caccia domenica 20 ottobre.
"I cacciatori sono donne e uomini, a maggioranza uomini, come tutti gli altri, respirano, lavorano, hanno famiglia e amici, Giuseppe Cappellino, classe 1950, mio associato, mio caro amico, era uno di questi, lo conoscevo da sempre.
Ex capo squadra in Val Corsaglia, un cultore della cinofilia, un uomo divorato dalla passione e dall’istinto di cacciare insieme ai suoi inseparabili ausiliari, i cani. È morto per loro, per cercare di difenderli dalle zanne taglienti di un verro di oltre 100 kg.
Potrà sembrare bizzarro ma le persone estranee al mondo della caccia non hanno la possibilità di capire che noi siamo nati così, abbiamo conservato nei millenni il gene predatorio che un tempo era necessario per sopravvivere, ora gli uomini non hanno più bisogno di cacciare ed uccidere per alimentarsi ma il dna di taluni è rimasto così, non è sopito; nei cuccioli di cani da caccia ad appena 60 giorni, esce prepotente quell’irresistibile movimento quasi involontario di abbaiare alla fauna selvatica e aiutare gli esseri umani ad a procacciarsi il cibo, come è stato dalla notte dei tempi.
Domenica 20 ottobre 2024, sotto la pioggia autunnale se n’è andato un uomo di una bontà infinita, amato da tutti quelli che lo hanno conosciuto o che semplicemente ne hanno sentito parlare; pochi giorni prima si era infortunato ad una spalla e non si sentiva sicuro di poter usare l’arma in sicurezza ma la sua passione lo ha obbligato ad essere presente con i suoi cani che, sapientemente addestrati, stavano incalzando un verro, un solengo, ovvero un esemplare di cinghiale solitario e di grosse dimensioni, ferito: la condizione più pericolosa che possa verificarsi per un uomo e per il suo cane. Beppe ne era consapevole, temeva per la salute dei suoi cani che, disarmato, con un bastone, ha cercato di difendere fino all’ultimo, facendosi uccidere, per loro.
Io stesso ho vissuto molte volte quell’esperienza ma ero armato e ho potuto difendermi, lui non ha potuto farlo. Il mio pensiero vada ai suoi compagni di sempre, della squadra di Torre Mondovì, Davide, Claudio, Roberto, Carlo, Giovanni, Giuseppe ed in modo particolare all’amico Marino Pirotti a cui è toccato l’infausto compito di provare a salvarlo in ogni modo ma Marino, che abbraccio, sappia che non poteva fare nulla, era il suo momento. Arrivi il mio messaggio di cordoglio al figlio ed alla sua famiglia, si unisca quello dei 150 associati della FIDC Mondovì, e degli oltre duemila della FIDC Cuneo, si unisca quello della squadra di Roburent. Se n’è andato uno di noi e a chi ha scritto sui social “uno di meno” voglio dire che in realtà è “uno in più” che dall’alto ci proteggerà dalle disgrazie e dalle persone misere che non lasceranno nessun segno del loro passaggio. Ciao Beppe, tu il segno lo hai lasciato in tutti noi.
Emiliano Negro
Presidente FIDC Mondovì
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