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Dazi: la “Granda” esporta per 10,7 miliardi, il 6,5% in Usa. «Imprese forti, occorre diversificare i mercati di destinazione»

INTERVISTA a Nicola Calvano, policy advisor di Confindustria Cuneo a Bruxelles

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Dazi: la “Granda” esporta per 10,7 miliardi, il 6,5% in Usa. «Imprese forti, occorre diversificare i mercati di destinazione»

Nicola Calvano, cuneese, policy advisor di Confindustria Cuneo a Bruxelles

11/04/2025 - 11:45

di Gianni Scarpace

Un punto di vista privilegiato da Bruxelles. Lo abbiamo chiesto a Nicola Calvano, 30 anni, cuneese, policy advisor di Confindustria Cuneo nella sede di Bruxelles. Superiori al Bonelli, ha studiato Diplomazia e Relazioni Internazionali all’università di Bologna ed alla High School of Economics di Mosca. Lo intervistiamo da un osservatorio privilegiato, nel cuore delle decisioni dell’Europa.

Che mondo ci aspetta secondo Bruxelles?

Ci aspetta un mondo completamente diverso rispetto a quello visto finora in quanto gli USA sono passati dall’essere gli alfieri della globalizzazione e del libero commercio, ai peggiori, tra i grandi paesi (o comunque spazi economici), impositori di dazi. Per gli USA (e per il sistema internazionale) è un ritorno al passato di 150 anni, si torna al 1890. Oggi, dopo un piccolo salto in avanti nel 2018 (Trump era passato dall’1% al 3%), si arriva al 28% di media, molto vicino ad essere il massimo di sempre da quando esistono i dazi come strumento di politica commerciale. Trump sta ridisegnando il commercio internazionale. Se prima gli Usa erano partner di cui ci si poteva fidare, sul piano della promozione del libero scambio, oggi questa certezza cade.

Quali saranno le reazioni dell’Unione Europea?

In situazioni come questa, si ricorre solitamente a delle “ritorsioni commerciali”, ovvero all’imposizione di dazi su prodotti provenienti dal Paese che ha deciso per primo di introdurre tariffe doganali. Tuttavia, come ha spiegato la Commissione europea, non è possibile applicare dazi indiscriminatamente: esistono infatti alcune materie prime fondamentali, non prodotte in Europa, la cui importazione deve essere favorita piuttosto che ostacolata. Inoltre, qualsiasi risposta da parte dell’UE potrebbe innescare nuove reazioni da parte degli Stati Uniti, sfociando in una vera e propria “guerra commerciale”, confermata dal segretario al Commercio Usa Howard Lutnick. La prima risposta concreta dell’Unione Europea è il pacchetto di contromisure del 25% su acciaio e alluminio. I Paesi membri saranno chiamati a votare su queste misure il 9 aprile. Il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, si recherà a Washington per avviare un confronto con l’amministrazione americana: ridurre le tensioni e cercare un accordo per abbassare le tariffe.

Veniamo alla “Granda”. Quali effetti reali prevede?

La nostra provincia è fortemente vocata all’export e una grande quota di quest’ultimo è destinato a mercati terzi (con gli USA a rappresentare una fetta importante). Come ricorda il Centro Studi di Confindustria, nel 2024 la provincia di Cuneo ha esportato prodotti manufatti per un totale di 10,7 miliardi di euro, il +5,5% rispetto al 2023. Il 6,5% di queste merci (699 milioni di euro) ha avuto come destinazione gli Stati Uniti. Sono numeri importanti che preoccupano i nostri imprenditori. Specialmente bevande (inclusi i vini), alimentare e meccanica strumentale sono i settori più esposti e quelli dove il mercato americano conta tanto. Sarà importante a livello europeo evitare di imporre contro-dazi su beni americani politicamente sensibili; infatti, il rischio di un’ulteriore ritorsione da parte di Trump sarebbe probabile e a rimetterci sarebbero probabilmente prodotti cari alla nostra terra.

Le imprese cuneesi sono attrezzate per questo scossone?

Mi piace definire i nostri imprenditori come degli “eroi sociali”. Se pensiamo a tutti i venti contrari e ai cigni neri che hanno dovuto affrontare almeno negli ultimi 5 anni, dobbiamo essere riconoscenti a chi ha continuato ad investire ed innovare nel nostro territorio che continua ad essere un fiore all’occhiello per qualità di prodotti e sapere fare (riconosciuti in tutto il mondo). Oggi si aggiunge un ulteriore elemento di complicazione e di preoccupazione. La capacità delle nostre imprese di adattarsi a scenari in continua evoluzione è certificata e riconosciuta: sono convinto che ancora una volta sapremo trovare soluzioni per continuare a crescere nel mondo. Le nostre imprese già lo stanno facendo, ma la diversificazione dei mercati di destino (e di approvvigionamento) sarà ancora più importante. Tante opportunità stanno nascendo in regioni del mondo che mostrano grandi numeri di crescita: dal Sud America ai Paesi del Golfo, passando per il Sud Est Asiatico. Un processo di ratifica rapido dell’accordo tra UE e Mercosur, su cui l’intesa politica è stata raggiunta a fine 2024, potrà agevolare la penetrazione dei mercati sudamericani, interessanti per le nostre imprese.

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