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Lavoro nella “Granda”: disoccupazione al minimo, ma retribuzioni inferiori alle medie regionali

Il 1° maggio cuneese in programma a Fossano, al monumento Vittime Molino Cordero

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Lavoro nella “Granda”: disoccupazione al minimo, ma retribuzioni inferiori alle medie regionali

Foto di Christopher Burns su Unsplash

01/05/2025 - 09:43

di Gianni Scarpace

Quale sarà il 1° maggio cuneese, quello che riflette sul mondo del lavoro, sull’occupazione? La cosiddetta “Festa dei lavoratori” si avvicina e giovedì, in provincia di Cuneo, l’appuntamento è a Fossano, alle ore 10, al monumento dedicato alle Vittime “Molino Cordero”, in via Paglieri angolo via Torino. Qui interverranno i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil Cuneo, Piertommaso Bergesio, Enrico Solavagione, Armando Dagna. L’economia cuneese, prima di tutto, è fortemente radicata in settori come l’agricoltura, l’agroalimentare e il manifatturiero che hanno margini più contenuti rispetto ad altri comparti e tessuto è costituito prima soprattutto da piccole-medie imprese a conduzione familiare, più tendenti alla stabilità che all’accumulo di profitti.

 

Piertomaso Bergesio, segretario generale della Cgil Cuneo

“La provincia cuneese – dice Piertommaso Bergesio, segretario generale della Cgil Cuneo - vive le contraddizioni di un territorio che nel 2024 ha sfondato il muro degli 11 miliardi di euro di export, miglior risultato di sempre, con un PIL che ha superato i 22 miliardi, un PIL pro capite secondo in regione al solo capoluogo, un tasso di disoccupazione del 3,6% (2023) e un tasso di occupazione del 70% (2023). In un quadro del genere ci si aspetterebbe che ci fosse corrispondenza nel livello delle retribuzioni e nella stabilità del lavoro delle cittadine e dei cittadini cuneesi. Purtroppo i dati ci consegnano un’altra realtà: la media retributiva provinciale è inferiore alla media regionale e nazionale, mentre ci ritroviamo nelle prime posizioni della poco invidiabile classifica piemontese del lavoro precario per quel che riguarda le assunzioni e le forme di lavoro utilizzate (mediamente l’80% dei nuovi rapporti di lavoro viene effettuato con contratti a tempo determinato, somministrato, intermittente, stagionale)”. Insomma una provincia con numeri economici eccellenti, ma con il chiaroscuro costituito da “forti sacche di lavoro povero e precario che fisiologicamente spingono verso il basso i livelli di attenzione e di prevenzione degli infortuni”. Alla sicurezza sarà dedicato il 1° maggio nazionale: la “Granda” si conferma la seconda provincia piemontese in termini di infortuni denunciati: 7.655, di cui 11 mortali; dati entrambi in crescita rispetto al 2023 (4 vittime nel 2025). I settori più colpiti risultano essere l’agricoltura, l’edilizia e l’industria.

MONREGALESE E CEBANO

“Nel territorio monregalese e cebano – dichiara Bergesio - la crisi dell’automotive ha inciso negativamente sui livelli di produzione ed è forte il ricorso agli ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione e i contratti di solidarietà. Aziende quali Raicam, Rhibo, Manitowoc, Aseo, Riva Acciaio, Fri.Tech, Dierre S.p.a. Divisione Wilab hanno visto contrarsi le commesse e hanno sospeso parzialmente la produzione, altre come Federal Mogul e imr hanno attivato anche delle procedure di mobilità ridimensionando i propri organici. Parliamo complessivamente di circa 1.500 persone a cui si devono aggiungere le ricadute negative per l’indotto”.

SOSTENIBILITÀ SOCIALE

“Le criticità emerse – aggiunge il sindacalista - devono interrogare l’intero mondo produttivo cuneese rispetto al modello di sviluppo intrapreso, in particolare per quel che riguarda la sostenibilità sociale del sistema e la sua capacità di redistribuire equamente la ricchezza prodotta. L’8 e 9 giugno si voteranno i referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. Siamo convinti che siano una grande occasione per rimettere al centro la vita delle persone, il lavoro dignitoso, tutelato, stabile e sicuro”.

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