11/07/2025 - 17:02
A 49 anni non ha ancora smesso di “girare” nel mondo della pallavolo nazionale ed internazionale. Vittorio Bertini arriva a Mondovì, in realtà torna. Perché in molti lo ricordano come giocatore di B1, dopo un anno trascorso a Cuneo, in A1 con la Alpitour Traco. Guiderà, ora, la panchina della squadra monregalese di Serie B maschile. Da sempre ama le sfide, anche quelle più difficili. Il suo secondo sarà Matteo Brignone, ex della Mondovì Volley (femminile).
Bertini, lei è un globe trotter della pallavolo italiana. Però anche i grandi “viaggiatori” tornano nei luoghi già esplorati. Stagione 1994/1995 a Cuneo, l’anno successivo a Mondovì con Mastrangelo, Maffei, Santilli. Che ritorno è?
È un ritorno per nulla nostalgico, ma convinto e progettuale. Ho osservato con ammirazione la scelta della società di rifondarsi, dopo i tanti anni di serie A. La storia in questi casi può portare fuori strada, oggi il desiderio è di ricominciare a guardare prima ‘avanti’ e poi ‘in alto’, consapevoli che ci sono tanti elementi del passato che possono aiutare: struttura, ambiente, cultura sportiva.
Di lei dice: “Ho attraversato almeno 3 ere pallavolistiche. Mi appropinquo alla quarta, ma ci sono ancora un numero infinito di cose da imparare”. Un segno di grande umiltà.
Ho avuto una grande fortuna: essere allenato da allenatori bravissimi, che mi hanno ispirato. Avevo 20 anni, proprio al termine della stagione qui a Mondovì, quando decisi che in futuro avrei allenato. Cito tra tutti Mario Motta, il professor Prandi, Roberto Santilli ovviamente, il ‘colpevole’; e poi Andrea Ippolito, Mauro Berruto e Chicco Blengini, Marco Fumagalli, Massimo Eccheli, fino all’ultimo, Matteo Battocchio, oggi a Cuneo. Ma ne dimentico di certo. Da ognuno ho provato a trarre qualcosa, così dai tanti amici che fanno il mio stesso mestiere e che ad ogni chiacchierata arricchiscono la convinzione che non esiste una sola pallavolo, ma soprattutto che non esiste la ‘mia’ pallavolo, ma un sistema di soluzioni da ritagliare per ogni squadra.
Che situazione trova a Mondovì per quanto riguarda la squadra?
Un nucleo ‘storico’, protagonista della promozione, a cui si aggiunge il ritorno di Camperi, estremamente solido, affidabile, motivato; un paio di giovani estremamente talentuosi provenienti dalla vicina Cuneo, già allenati da Cecio Revelli, che giungono anche per proseguire la loro maturazione: un reparto liberi completamente nuovo ma molto completo e di qualità. Infine alcune ‘sicurezze’ come Bosio, Menardo e Catena, che questa categoria la ‘governano’ in maniera eccellente. È un bel mix, che avrà l’obiettivo primario di amalgamarsi in fretta.
Obiettivi?
Vincere il campionato di… quelli che lavorano meglio. In palestra, si intende. Per ‘lavorare meglio’ mi riferisco alle 3 ‘C’ che però stavolta sono coscienziosamente, consapevolmente, convintamente.
Il primo termine di riferisce alla concretezza di sapere a chi siamo (una neopromossa) e dove vogliamo andare (più in alto possibile). Il secondo riferisce della onestà e responsabilità che ognuno dovrà portare con sé in palestra: il terzo racconta della motivazione che avremo in ogni circostanza: dovrà essere alta, autoalimentata e nel contempo nutrita. Ci sono poi sotto- obiettivi legati ai singoli: tanti giovani che dovremo accompagnare nell’evoluzione, e i più grandi, che dovremo sostenere nella loro funzione di ‘riferimento’.
L’Hagar group e il pubblico monregalese è sempre molto esigente. Che cosa sente di dire a loro?
Bellissimo che siano rimasti (tanti o pochi, non importa) vicino alla squadra, in tre stagioni molto importanti per la ripartenza. Li invito a essere prossimi alla squadra, anche durante la settimana: gli allenamenti sono anche per loro, se lo desiderano; a godersi l’impegno che ripagherà il loro affetto; ad aiutarci a guardare lontano, nelle vittorie (speriamo tante) e nelle sconfitte (il meno possibile).
Lei risiede a Viareggio. Come concilierà esigenze familiari e di squadra?
Naturalmente vivrò a Mondovì, che adoro e mi è rimasta nel cuore, così come i tanti amici che mi accompagnano fin dai tempi del Liceo Vasco. Oltre al volley ho un’attività di libera professione, di consulenza in ambito di organizzazione aziendale e risorse umane, che mi consente di essere destrutturato e poter operare quando e come voglio. E poi certamente rientrerò a Viareggio quando possibile, nel fine settimana dopo le gare: mia figlia Isabella, 11 anni e mezzo (mini-atleta di discreto talento) richiede la mia presenza e godersi la sua crescita è la più bella delle partite possibili, in cui non voglio fare lo spettatore.
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