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02/09/2025 - 14:20
La Regione Piemonte ha disposto, quest’anno, la riapertura anticipata della caccia (soltanto per i cinghiali), al 1° settembre, recependo la facoltà concessa dal commissario straordinario per il contrasto della peste suina. Lo scopo: rafforzare la lotta alla diffusione del virus che è tramesso dai cinghiali cacciando in aree ridotte, dove il rischio peste suina è più alto, e precisamente nel raggio di 20 chilometri dalle aree maggiormente colpite. L’operazione, in realtà, non è partita perché, dice Coldiretti, “risultano veramente pochi gli istituti venatori (ambiti territoriali di caccia, comprensori alpini, aziende faunistico-venatorie ed aziende agrituristico-venatorie) che applicheranno il nuovo provvedimento. Un numero esiguo a fronte di un provvedimento utile ad abbattere quanti più cinghiali vista la situazione di emergenza che imperversa sui nostri territori”. Insomma, esperimento non riuscito, secondo quanto dice Coldiretti. “In via ordinaria il calendario prevede l’avvio della caccia al 21 di settembre o al 1 di ottobre, quindi questa possibilità di anticipo è sicuramente utile a fronteggiare una condizione di elevata problematicità, riconducibile al numero sempre troppo alto di cinghiali presenti in Piemonte – spiegano Cristina Brizzolari e Bruno Rivarossa, presidente e delegato confederale di Coldiretti Piemonte -. Applicare tale ordinanza sarebbe funzionale sia per evitare nuovi casi di peste suina africana, sia per contenere i danni che i cinghiali continuano a provocare alle imprese agricole che oltretutto, come già precedentemente denunciato, in riferimento alla scorsa annata, non hanno percepito dalla Regione neanche il risarcimento integrale delle perdite subite. Nel 2024 i danni ammontavano a 4 milioni e mezzo, dato in crescita rispetto al 2023. Una situazione che, dunque, crea criticità sanitarie, continua a generare elevati rischi per l’intera filiera agro-alimentare regionale collegata al settore suinicolo, ad incrementare i pericoli in termini di incolumità pubblica per effetto degli incidenti che i cinghiali possono provocare, oltre a produrre danni ingenti alle coltivazioni con significative ripercussioni economiche sulle imprese agricole e che, per tali motivi, richiede azioni straordinarie non più rinviabili”.
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