18/11/2020 - 12:04
di g. sca.
I numeri disorientano. Almeno per chi come me per le materie scientifiche spesso si sentiva dire: «Se stava a posto era lo stesso». Prendete però un Arcuri qualunque, commissario straordinario per l’emergenza covid-19 che dice: «Solo 3.300 terapie intensive, in tutto il Paese, sono occupate su circa 10mila e quindi non c’è “pressione”». Poi chiami l’AslCn1, parli con i medici, gli infermieri che lavorano disperati e capisci che quei numeri non sono coerenti con ciò che ti raccontano sul territorio. I letti per i covid più gravi si stanno esaurendo. Perchè pare che Arcuri dimentichi che il 70 per cento dei posti sono occupati da normali pazienti non Covid-19. In tutto il paese interventi sono rimandanti e in alcune regioni i malati Covid devono attendere ore prima di essere intubati. Affermazioni così come minimo sono fuorvianti e danno un’impressione falsa di quella che è la situazione “sul campo”. Quando Arcuri dice che avere circa un terzo delle terapie occupate da pazienti Covid-19 non è un problema, sembra trascurare che in una situazione normale circa il 70 per cento dei posti in terapia intensiva è occupato da pazienti non Covid: vittime di incidenti, pazienti con altre patologie degenti usciti da delicate operazioni chirurgiche che necessitano di assistenza respiratoria. Allora: noi, con i numeri, magari capiamo poco, ma per usare parole coerenti, i commissari non guardino solo tabelle, ma “scendano sul campo”. Oppure si deve pensare che si pieghino i numeri a piacimento, come si faceva quando le espressioni, alla lavagna, non venivano. In gioco, però, non c’era la vita.
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