18/10/2022 - 20:26
di g. sca.
Ci sono occasioni in cui la violenza sulle cose fa più male dell’aggressività ai danni delle persone. La domanda “appendice”: il movimento ambientalista ha bisogno di diventare violento? Prendiamo due casi “pescati” dalla cronaca. Per chi ha avuto la fortuna e l’occasione di vedere da vicino lo splendore dei Girasoli di Van Gogh alla National Gallery di Londra (e anche per chi non l’ha visti dal vivo) il gesto di due ragazze che imbrattano l’opera con salsa di pomodoro non può non aver suscitato prima di tutto disgusto. Subito dopo si è chiesto perché e per quale causa. Il gesto, senza dubbio violento, può essere legittimato dalla bontà della causa e dalla posta in gioco? Il clamore suscitato è l’obiettivo del gesto: legittima l’esigenza di visibilità per il tema ambientale? Altro caso: hanno rischiato il linciaggio i ragazzi che, piazzati su una strada intorno a Roma, stendendosi sul selciato, hanno bloccato il traffico, compresa un’ambulanza con sirene accese e due donne che hanno chiesto di passare perché dovevano raggiungere l’ospedale per la chemioterapia. Casi limite? Oppure sono azioni che rispondono solo all’invettiva di Greta Thunberg a New York nel 2019: basta con il “bla bla bla”? L’ambiente è vitale e le soluzioni per proteggerlo sono essenziali, ma non possono valere la violenza, di qualunque genere sia. Da trovare, piuttosto, una terza via tra il blab bla bla e il pomodoro.
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