La scuola di Abbiategrasso nella quale è avvenuto il grave fatto di cronaca
31/05/2023 - 06:41
Non è questione di pronunciare la solita frase che sa di supponente saggezza generazionale. Tempo fa, però, la scuola aveva la pretesa di essere “grande comunità educante”, luogo di vita e formazione che deve basarsi su un rapporto profondo e diretto con le famiglie. Come leggere, oggi, l’accoltellamento della professoressa di Abbiategrasso da parte di uno studente in difficoltà nel corso dell’anno scolastico, la violenza numero 32 subita da un docente italiano nell’esercizio delle sue funzioni quest’anno? Risposte molteplici. Ognuna uguale, ognuna diversa secondo formazione e convinzione. Pacifico che quel rapporto tra scuola e famiglie è saltato. Per genitori troppo difensivi e comprensivi. Per incapacità della scuola di ascoltare e comprendere disagi giovanili. Convincente lo psichiatra Crepet quando dice che “non serve a niente trasformare la scuola in un centro d’ascolto”. Anche il mondo della scuola, però, deve interrogarsi: assolve ancora alla funzione di istruire, di tirar fuori talenti? Se lo chiedano gli insegnati, come genitori chiediamoci se siamo in grado di educare davvero. I tanti punti interrogativi di questo fondo dicono una sola cosa: il gesto di Abbiategrasso faccia soprattutto riflettere.
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