Paolo Borsellino
19/07/2023 - 06:35
Oggi, mercoledì, con il giornale in edicola, sono passati 31 anni esatti. Era l’estate del 1992. Cinquantasette giorni dopo l’uccisione di Giovanni Falcone, un altro attentato di stampo mafioso: un’autobomba con 50 chili di tritolo esplode il 19 luglio in via D’Amelio: muoiono il giudice del pool antimafia Paolo Borsellino e i cinque componenti della scorta. Altro dato storico: siamo a 30 anni dalle stragi del ’93. All’alba di ieri, martedì 18 luglio la Direzione distrettuale antimafia e il Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri hanno arrestato 4 persone legate alla ‘ndrangheta calabrese tra Torino e Savona, accusate di a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di beni e organizzazione del gioco d’azzardo. Mi ha colpito quel riferimento geografico. Perché tra Torino e Savona c’è la nostra Mondovì, il nostro territorio del Cuneese. Che cosa vuol dire? Che non possiamo sentirci mai esenti dal pericolo di infiltrazioni, affiancamenti, prestanome e coltivare i “sintomi” dell’allarme sociale quando percepiamo qualcosa di storto, come ci ha insegnato Borsellino. Soprattutto dobbiamo rifiutare sempre la mediazione mafiosa per fare affari o avere opportunità di lucro. Sempre: i quattro arrestati di ieri erano legati ad una cooperativa che gestiva il bar all’interno del Palagiustizia di Torino.
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