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Non siamo la Rai

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Non siamo la Rai

Il cavallo della Rai

25/04/2024 - 07:30

Le discussioni sulla censura nella Rai, la tv pubblica italiana, e sul “caso Scurati” provocano un’ondata di tristezza. Non entro nel merito della questione legata al 25 Aprile, festa da onorare e rispettare sempre e comunque: i giudizi della vicenda sono “a seconda” delle simpatie politiche. Ciò che preme dire è che l’Italia non è la Rai. Non siamo la Rai, o perlomeno non ci sentiamo così. Perchè vorrebbe dire che se cambia il vento, cambieremmo le nostre idee, così come variano le lottizzazioni. Vorrebbe dire che il nostro libero arbitrio sarebbe sempre condizionato dagli equilibri in Parlamento che generano gli assalti alla diligenza Rai. La politica e il servizio pubblico vanno a braccetto e se la linea governativa cambia, questa si rispecchia in una riforma della Rai. Nel senso che la dirigenza si “riforma” secondo i voleri della politica. Nel 1953, anno di nascita del canale tv, seguendo il monocolore Dc, mentre dal 1975, anno della riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, con il passaggio della Rai dal controllo del governo a quello parlamentare, la spartizione dei canali radiotelevisivi della Rai si applica su base elettorale: una triste prassi. Paghiamo il canone, ma non siamo la Rai, però speriamo di esser meglio.

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