Un fermo immagine del video mostrato da Giovanni Floris a DiMartedì, su La7
26/03/2025 - 16:25
di g. sca.
La domanda della giornalista di “Quarta Repubblica” Lavinia Orefici a Romano Prodi è rimasta lì tra lo sbigottimento generale della non risposta e l’atteggiamento grave dell’ex premier. Era su una frase del Manifesto di Ventotene. Prodi si spazientisce e la invita a considerare il contesto nel quale quelle parole furono scritte, poi afferra la ciocca di capelli della giornalista (Prodi nega, un video lo inchioda) canzonandola come una birba asinella che ha fatto il compito sbagliandolo. Una vergogna. La giornalista ha letto un testo e ha chiesto “Che cosa ne pensa?”. Quelle frasi sono state il centro di una recente polemica politica. Perché la giornalista (a detta di tutti persona educata e posata) non avrebbe dovuto porre la questione? Silenzio tombale di una parte della stampa italiana e degli ordini professionali che devono sempre tutelare il ruolo del giornalista. Qui non si tratta di schieramenti politici, è questione di rispetto: per la persona, una donna, e per la funzione. Siamo abituati a risposte pepate o provocatorie, ma la vera aggressività è stata la banalizzazione e ridicolizzazione della domanda. Forse è uscito il vero volto di chi predica confronto, mediazione, nessuna pregiudiziale, rispetto dell’avversario, ma praticandolo per finta. Proviamo imbarazzo, poca speranza lo provi anche chi l’ha provocato.
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