LA STANZA DELLE PAROLE SOSPESE - RUBRICA
Foto di Kevin Woblick su Unsplash
04/03/2024 - 12:12
Marita mi scrive e ci racconta la storia d'amore e d’amicizia tra lei e la sua gatta portandoci nel meraviglioso mondo degli animali fedeli e insostituibili creature che colmano la nostra vita di tenerezza e affetto. Credo che ognuno di noi abbia una storia da raccontare, un tratto di vita condiviso con un compagno di viaggio speciale.
Nella “Stanza delle parole sospese” i nostri amici a quattro zampe sono i benvenuti! Scrivetemi e raccontatemi le loro storie, le vostre storie…insieme.
Monica Bresciano
Mi sono sempre piaciuti i gatti. Fin da piccola.
Noi non ne avevamo e io desideravo tanto averne uno. Non ho mai dimenticato il giorno in cui i miei genitori mi hanno regalato la mia prima gattina. Io avevo 3 anni. L’avevano presa da una zia che abitava vicino a noi; una delle sue gatte aveva avuto i gattini.
Però non mi avevano detto niente, mi hanno fatto una sorpresa.
Mio papà è entrato in cucina con un cestino, uno di quelli che si usavano per raccogliere la frutta. C’era qualcosa dentro, ma non si vedeva, era coperto da una stoffa. Mia mamma mi ha detto: “Vieni a vedere cosa c’è qui dentro!” Hanno posato il cestino su una sedia. Io ho alzato la stoffa. E l’ho vista.
È stato uno dei momenti più felici della mia vita. L’avevo desiderato tanto!
Era una gattina certamente non “di razza”, ma molto bella, con il pelo grigio tigrato di nero sulla testa, sul dorso e nella coda; la parte sotto bianca, come le zampe e il musetto, che terminava con una punta bianca a triangolo sulla fronte. Però io ricordo che, subito, quando abbiamo sollevato la stoffa, ho visto quella gattina come se avesse il pelo multicolore. Ho visto proprio tanti colori diversi, bellissimi. Forse era la fantasia del tessuto. O forse, la luce che filtrava dai lati del cestino illuminava i colori della stoffa e questi si riflettevano su di lei. Ma forse è stata soprattutto la mia meraviglia, la mia grande felicità, che mi ha fatto vedere tutti quei bellissimi colori.
Ancora adesso, quando ci ripenso e rivedo quel momento, sento la stessa emozione dentro di me.
Abbiamo cominciato a chiamarla Mina. Ma tutti i gatti si chiamavano così: Minu, Mina. Erano i primi anni 60. Non si usava ancora dare un nome ai gatti, almeno non da noi. Ai cani sì, ma ai gatti no.
Io non avevo né fratelli né sorelle, e lei è diventata la mia amica, la mia compagna. Era la mia Mina. Insieme abbiamo fatto tanti giochi e abbiamo passato tanto tempo. Ricordo certi momenti in cui ero in casa da sola. Forse mia madre era andata solo da una vicina, o a fare una commissione veloce, ma mi sembrava che fosse andata via da tanto tempo. Io avevo subito paura, mi sentivo abbandonata. Però insieme a me c’era la Mina, che mi faceva compagnia, che mi faceva coraggio. Le stavo vicino, la accarezzavo, la chiamavo. E sentivo che lei…mi aiutava.
Non è mai stata sterilizzata, non so quanti gattini abbia “fatto”. Non ha mai mangiato croccantini né bocconcini. Non esistevano. Mangiava gli avanzi. E poi acchiappava tanti topi, e anche lucertole, talpe, uccelli…
Dopo di lei abbiamo avuto tanti altri gatti, ma lei è stata la prima. Di diversi gatti ho delle foto, di lei no.
Ma la ricordo benissimo. Sempre.
Quando se n’è andata, dopo 14 anni, ero già grande.
Marita
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