Illustrazione di Giulia Otta e la scrittrice Monica Bresciano
26/07/2024 - 14:49
di Monica Bresciano
Barbara scrive da Padova e mi commissiona una lettera d'amore da recapitare alla sua mamma biologica attraverso “La stanza delle parole sospese”. Un messaggio di gratitudine che Barbara desidera arrivi dritto al cuore della donna che l'ha generata. Nonostante le cose siano andate diversamente da come avrebbe voluto, Barbara custodisce nel cuore il sentimento profondo e inscindibile che lega una figlia alla propria madre.
Cara mamma,
Il nostro ultimo incontro ha lasciato profonde amarezze.
Mi hai respinta un'altra volta, ma voglio fare ancora un passo verso di te.
Poi, rispetterò il silenzio che tu sola vuoi.
Sono stanca di parole sterili: il rancore distrugge, non rigenera.
Preferisco parlare d'amore e tornare al giorno in cui ci siamo incontrate per la prima volta; nel cuore avevamo il solo desiderio di raccontare di noi e di chi eravamo state prima di quel momento: io con la mia vita, tu con la tua.
La cucina era illuminata dal sole di maggio e noi, sedute vicine, stringevamo le nostre mani, il tuo viso teso, gli occhi in fuga, il ticchettio dell'orologio alle tue spalle, un'eco che scandisce ancora il tempo: il nostro tempo.
Avevo invaso la tua vita, turbato il tuo presente, ma ero affamata, ingorda, bevevo avida dalle tue labbra per ricostruire me stessa; era vitale conoscere la sostanza di quella radice che tu sola potevi restituirmi. Le tue parole sono state nutrimento, hanno rigenerato ogni cellula di questo corpo che tu e mio padre avete creato.
Quando ti ho trovata ero già madre, ma sempre figlia: tu la mia memoria, io il tuo passato ritornato presente. Ho compreso tutto: è stato arduo portarmi in grembo da sola, in segreto, senza una madre che potesse accogliere il dono che custodivi dentro di te; mio padre, un uomo ostile e assente, incurante del miracolo che accadeva dentro il tuo utero: io. Ho dovuto tornare a me in te per comprendere completamente e a fondo l’origine della mia vita, voltarmi e poi puntare lo sguardo sulla fune tesa per ritrovare l'equilibrio.
Tu e mio padre vi siete amati, questa è la grande verità, il vostro punto di inizio è stato il mio primo passo nel mondo, funambola verso il futuro; vi siete amati a tal punto da farti pensare che avresti potuto crescermi accanto a lui.
Nascere dall'amore: un dono nel dono, oggi per me una verità nuova, importante.
Mi sono annidata dentro di te nel caldo dell'estate, ma un'altra stagione di sole per noi non c'è più stata, hai rinunciato a me per sempre: tu sei tornata a casa con il ventre vuoto e io sono stata quel vuoto che ha abitato per due anni un Istituto per bambini abbandonati.
Siamo sopravvissute, tu con i tuoi dolori, io con i miei, analoghi a quelli di mio padre: anche lui separato alla nascita da sua madre.
Una ferita che ci ha segnati per sempre.
Avete fatto del vostro meglio, ne sono certa; vi amo e onoro la vostra vita perché insieme mi avete permesso di essere qui: hai accolto il seme, l'hai nutrito e hai trovato il coraggio di farmi nascere tra mille difficoltà.
Oggi, come ieri, hai scelto di restare sola, senza di me, ma anche nel silenzio saremo sempre noi: tu mia madre e io tua figlia.
Con amore ti abbraccio.
Barbara
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