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L’Anello di Romolo, dedicato al Presidente Luigi Einaudi

Il volume del carrucese Piero Barale,

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L’Anello di Romolo, dedicato al Presidente Luigi Einaudi

La copertina del volume

07/10/2024 - 16:16

“L’Anello di Romolo e le città volute dagli Dei”: la nostra lettrice Laura Sciolla, ricercatrice in archeologia, parla del volume con l’autore Piero Barale, di Carrù. Si tratta di un compendio che segna un approccio nuovo, sistematizzando le conoscenze disponibili, e offre riflessioni inedite sulla genesi della misurazione del tempo e sulle sue radici culturali.

D: Barale, lei ha dedicato il suo lavoro, di notevole spessore, uscito nel 2022 ad un grande uomo che oggi, nel 2024 e a 150 anni dalla nascita, vogliamo più che mai ricordare ed onorare: Luigi Numa Lorenzo Einaudi.

R: Sì, come ho detto all’inizio del mio libro, si tratta di un lavoro dedicato ad un “gigante” che non abitò sul Palatino ma al Quirinale, un grande Statista e Padre della Repubblica Italiana, nato a Carrù, ove risiedo. Oggi, in un’epoca difficile, instabile e talvolta purtroppo povera degli antichi valori, dobbiamo assolutamente ispirarci al grande Luigi Einaudi e lasciarci umilmente guidare dal suo esempio.

D: Veniamo al libro: chi è il personaggio al quale si riferisce e che abitò sul Palatino?

R: Stiamo naturalmente parlando di Romolo, come si evince dal titolo, il fondatore di Roma, la città dei Sette Colli.

D: Allora che cos’è l’Anello di Romolo?

R: Nella Roma arcaica la figura del Re guerriero, come Romolo, veniva considerata nella valenza eroica ma anche quale garante dell’ordine cosmico e personificazione del Tempo, l’eterno susseguirsi delle stagioni nel loro percorso anulare, da “anulus” ovvero anello.

D: L’immagine di copertina è emblematica!

R: Certo, infatti vi sono raffigurate Madre Natura e le quattro stagioni e all’interno del cerchio, costituito dai segni dello zodiaco, compare Aion, il tempo frugifero, figura nella quale si identificava Romolo, “Parens Mundi”, parte integrante del ciclo celeste e regolatore del destino umano.

D: Infatti, proprio Romolo fu l’autore del primo calendario, è così?

R: Si, nel mio libro parlo proprio della concezione del tempo presso i Romani nel periodo Regio, fino a Giulio Cesare ed Ottaviano Augusto.

D: Allora ci spieghi come hai organizzato, nel tuo testo, un argomento poco conosciuto ma così affascinante e che si è sviluppato in un periodo di oltre sette secoli.

R: La Storia ci ha consegnato, oltre al mito, un vero e proprio calendario, il “Calendario Romuleo”, utilizzato presumibilmente dalla fondazione di Roma (754/753 a.C.) fino al 713 a.C. Stiamo parlando di un calendario concepito in due diversi modi di computare il tempo:  uno civile /religioso ed uno naturale, spesso qualificato come agrario. Quindi il primo “breve” di 10 mesi, per noi anomalo, il secondo “esteso” con l’aggiunta dei due mesi invernali, detti “oscuri”.

D: Allora il calendario di Romolo non era poi così affidabile, vista la disparità tra anno civile e anno agrario…

R: Tutt’altro. Il calendario infatti, si basava, come il calendario Maya, su una ciclicità che permetteva di riallineare il calendario “breve” con quello solare. Infatti allo scadere di 66 anni romulei brevi, ciascuno di 304 giorni, veniva inserito un mese “mercedonio” di 24 giorni per un totale di 20.088 gg. In questo modo un periodo di 66 anni del calendario breve, si riallineava perfettamente ad un periodo di 55 anni solari/agrari del calendario esteso, sempre di 20.088 giorni. Questo ciclo fu programmato ma mai chiuso, causa la morte del Re-guerriero.

D: Allora, il successore di Romolo cosa fece? 

R: Siccome il primo Capodanno nel calendario romuleo “breve” corrispondeva al 15 Marzo (le idi), dopo la morte di Romolo, Numa Pompilio suo successore, nel 713 a.C. ritenne necessario unificare il sistema calendariale, visto che nel tempo, il Capodanno sacro si era spostato al 1° Marzo. A questo punto, comprendiamo come, con le successive riforme del calendario dovute anche ad esigenze politico religiose, da Romolo a Giulio Cesare e poi fino ad Ottaviano Augusto le cose cambiarono. In poche parole scopriamo che il lasso di tempo da Romolo ad Augusto, fu scandito da ben sette calendari: Romuleo, Numano arcaico, Tardo Numano, Decemvirale, Pre-Giuliano I, Pre-Giuliano II e Giuliano. Quest’ultimo calendario sancì definitivamente, attraverso “l’Horologiun Augusti” in Roma, il susseguirsi dell’anno comune a quello bisestile.

D: Nel titolo allude anche alle “città volute dagli dei”.

R: Durante i miei viaggi in Spagna ho avuto l’opportunità di analizzare alcuni siti di città romane, notando che le loro disposizioni planimetriche non erano casuali ma seguivano orientamenti calendariali, ovvero i loro principali assi stradali erano disposti sul sorgere o tramontare degli astri legato alle celebrazioni e feste romane.

D: I riscontri?

R: Ho avuto pareri positivi tra i quali ricordo con piacere quello del prof. Leonardo Magini di Ostia, del dott. Alberto Cora astronomo dell’Istituto Nazionale per l’Astrofisica (INAF) e anche della Segreteria Particolare del Presidente del Consiglio dei Ministri.

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