03/01/2023 - 17:46
Avere un “buen retiro” inaccessibile con la neve ha un suggestivo vantaggio. Che quando la neve sparisce, fusa da calori inaspettati, ritornarvi è una sorta di rinascita. Così è da anni (decenni) che, quando cominciano a scendere in pianura, i fiocchi tanto amati da “gagnu” ci facciano invece un po' di tristezza perché sappiamo che inizia la fine delle nostre uscite nella natura della nostra collina. La posizione del rustico collinare è amena, ben esposta al sole come solo gli antichi sapevano fare. La bisettrice dell'angolo della casa rivolta esattamente a mezzogiorno permette ai raggi di raggiungere al culmine della giornata nel catino del casolare temperature da Riviera. Il bosco di castagni alti e massicci alle spalle, verso il settentrione, ripara dai rèfoli gelidi più insidiosi tanto che il rosmarino sopravvive allegramente, insieme all'elicriso e alla lavanda. Quando poi succede come negli ultimi anni (decenni) che l'inverno impazzi trasformandosi a ripetizione in una primavera che nemmeno il Ponente... Beh allora l'”isola che non c'è” si fa invece palpabile, ben presente e reale, pronta ad essere rivissuta come in quasi eterno ritorno. È quel che è successo anche a cavallo tra questo Natale e il Capodanno quando per l'avanzante anticiclone africano e le scorrerie umide dell'Atlantico le temperature sono cresciute sopra lo zero mentre la nebbia (divoratrice della neve) dava il colpo di grazia allo strato bianco che bloccava la strada sulla collina. Siamo ritornati così nella corte deserta. Un ramo anziano della Mirabelle spezzato dalla neve del 15 dicembre, la fonte che butta resistendo alla siccità che perdura nonostante tutto, l'erba Luisa rinsecchita dal gelo di prima di Natale, ma la “rosa di tutte le stagioni” fiorita, imperterrita, con le corolle ancor più rosse per contrastare il gelo. Dietro, nel giardino roccioso il rosmarino che inizia la fioritura con piccole gemme quasi bianche e l'elicriso alto, grigio e ancora profumato a primeggiare sulle arie alpine. Così per un attimo abbiamo dimenticato il dramma della siccità e dei ghiacciai, i problemi delle stazioni sciistiche e quant'altro per assaporare invece con sano egoismo qualche scampolo di natura fuori stagione. L'inverno si è di nuovo incamminato su sentieri caldi e quest'anno anche umidi di nebbie e coperte di nuvole. Le minime salite martedì a sei sette gradi un po' dappertutto mentre le nuvole calde attorno ai 150-1800 metri andavano a intaccare ancor più ciò che resta delle nostre piste di sci riaperte dopo le nevi di dicembre. Scenari inquietanti aggravati dalle previsioni dei modelli. Mercoledì cominciano a liberarsi i cieli che saranno più sereni tra giovedì e venerdì. Sabato una corrente umida da Ovest e poi da Sud Ovest rannuvolerà il cielo dal pomeriggio in vista di una domenica con 2 o 3 gradi sopra lo zero e massime di 4-5°. Ci saranno anche piogge che dureranno dal pomeriggio del dì di festa fino alla prima mattina di lunedì mentre la neve imbiancherà soltanto a quote medio alte. Cinque, dieci millimetri previsti, che insieme a temperature sopra lo zero faranno di questa stagione più un autunno che un inverno.
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