21/02/2023 - 15:07
L'anno scorso la nostra Mirabelle de Nancy, pruno mirabolano, il 20 febbraio era già fiorita. Non del tutto, ma già erano bianchi di fiori i rami più esposti al sole. Nel 2021, in una calda giornata di foehn, dopo un inverno di nevi che ci aveva fatto sperare (salvo poi farci ricredere con due annate aride), i suoi primi fiori così amati dalle api del vicinato erano spuntati soltanto il 12 marzo. Una delle date più tardive degli ultimi trent'anni, a pari merito con il 2014 ma prima di tante altre annate, allora considerate normali. Quest'anno invece, nonostante l'altalena delle temperature che in almeno cinque occasioni hanno alternato a valori quasi “invernali” fasi di caldo primaverile, i rami della Mirabelle appaiono ancora scuri, con soltanto qualche accenno di gemma che promette di poter fiorire. Ma quando? Per noi la fioritura della Mirabelle è una infallibile cartina di tornasole sulla qualità dell'inverno e sulle promesse della primavera. Se ha fatto più caldo del normale oppure, ormai “rara avis”, se il freddo è tornato a prevalere. Certo, a queste prime fioriture, a questi sbocci di bella stagione che rinfrancano il cuore potranno poi seguire ancora giornate fredde, buie, umide e gelide. Oppure nevicate tardive che, se non seguite dai ghiacci, non influiranno però più di tanto sull'avvio della stagione e sulla frutta che gusteremo. Fioriture che sono un formidabile marcatempo sulla collina che, ancora tutta resa marrone dall'inverno, scoppia in genere di colore soltanto nella corte della casa in collina. Una lama di luce bene augurante che ogni anno ci mette la felicità nel corpo e nella mente. Così, avevamo gioito il 15 febbraio del 1995, nell'osservare le prime corolle bianco-rosa aprirsi all'appetito bottinatore delle amiche api mentre segnavamo nel calendario perpetuo della campagna questa data ritenendola un record storico della primavera primaticcia. Un record durato fino al 2020 quando, nel febbraio più caldo della nostra storia, già il 14 una spolverata di fiori confermava il primato climatico di quell'ultimo mese invernale. Ma, tornando a questo inverno ormai sulla dirittura finale, i rami della nostra sono ancora brulli e, complici le ramate fredde assieme alla siccità storica, il tripudio ancora non c'è stato. E non ci sarà ancora, con ogni probabilità. Sta cambiando lo scenario meteo. Lo promettono i modelli, ma senza grandi novità per il nostro Nord Ovest e la nostra Granda. Certo il dominio anticiclonico viene cancellato da una prima saccatura che da Sud Ovest porterà tra mercoledì sera e venerdì nuvole e “qualche” pioggia, seguita poi da una ventata fredda che tra sabato e domenica abbasserà le colonnine dei termometri e forse porterà qualche spolvero di neve fino a quote basse. Ma non saranno ancora le piogge di cui abbiamo assoluto bisogno. Man mano che passano le ore i modelli previsionali rivedono i dati. All'inizio, qualche giorno fa, parlavano di 40-50 millimetri sulle piane del Cuneese che sarebbero stata vera manna per le nostre risorse depauperate da due-tre anni di siccità. Oggi i millimetri sono diventati nemmeno una decina e ci si promette soltanto un ritorno dei freddi invernali tra sabato e mercoledì. Anche la nostra Mirabelle fa mostra di averlo capito. E continua a dormire, silente.
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