11/04/2023 - 07:34
Oggi parlare del clima o del tempo che farà significa alludere, sperare nella pioggia. Non abbiamo mai conosciuto un periodo così a lungo asciutto e con eventi climatici tali da far temere un “inverno liquido” in cui lo sci di massa scomparirà del tutto come prefigurato in un libro di recente alle stampe. Timore riservato non soltanto alle “terre alte”, quelle almeno che dello sci vivono, ma anche alle piane invase finora da colture di mais che come ognuno sa sono le più idrovore, collegate ad allevamenti intensivi a loro volta onnivori di ogni pluralità colturale e inquinanti come nessun altro. Smetteremo forse a breve di vedere le nostre pianure invase da mais e poi mais che non avrà più risorsa idrica possibile in falda. Ci occuperemo forse presto ed anzitutto del razionamento dell'acqua civile, oggi già prevista a livello nazionale per più di 6 milioni di utenti. Ecco, una diversa funzione ed una fruizione eco-turistica della montagna, una diversa nostra campagna sempre più dedita ad una agricoltura “arida” e finalmente dedita ad una sana “economia circolare”, un diverso uso delle falde, finalmente salvaguardate da “rapine” senza costi e controlli... Questa siccità che sembra non finire mai costringe a ripensare il presente per salvaguardare un futuro. Succede così che, nel nostro piccolo, aspettiamo con una certa ansia il prossimo fronte perturbato per capire quanti millimetri del prezioso bene avrà compiacenza di scaricare sulla nostra Granda o, più banalmente, sul “nostro giardino”. Ognuno di noi ha un suo “giardino”, magari -anzi molto spesso- immaginario. Non c'è bisogno di granché per immaginarselo, sovente può bastare la lettura di qualche buon libro o romanzo (specie dell' Ottocento) oppure sfogliare le pagine patinate di una ricca rivista come “Gardenia”. Può essere l'orticello di casa come l'aiuola del cortile o il parco di tutti, il viale o l'aiuola del quartiere. Per noi è quel pezzetto selvaggio sulla collina boscosa in cui una sorgente “perenne” stenta ormai a sopravvivere e ci costringe a studiare soluzioni per immagazzinare la poca acqua piovana o quella che ancora scivola giù dalla fontanina. Così sono bastate le due ultime spruzzate di acqua dell'altro lunedì e di questo ultimo inizio weekend per raccogliere nella vasca sotto la grondaia del tetto quei 500 litri che insieme ai 500 dell'accumulo della sorgente ci daranno un po' di fiducia per le poche annaffiature di cui abbisognano le nostre quasi “selvatiche”. Ora aspettiamo -insieme a voi- la prossima perturbazione. Arriverà (dopo un lungo periodo di freddi notturni pungenti e di gelate nelle basse campagne) nel pomeriggio di mercoledì. Un ampio fronte occidentale che transiterà sul nostro Settentrione con buone piogge e forti nevicate... ma tutte o quasi a Nord del Po. Le previsioni ancora una volta ci deludono: il fronte sfiorerà soltanto la Granda riservandole una pioggia che sarà più intensa o meglio distribuita soltanto tra la tarda serata di mercoledì e la prima mattina di giovedì. In questo caso pensiamo a circa 5-10 millimetri, a seconda delle zone (e sono pochi, troppo pochi). Più generoso il modello americano che prevede piogge anche giovedì con accumuli più interessanti e persino tra sabato e domenica, altri 10-15 millimetri. Il modello europeo però è più avaro di piogge (e, di questi tempi, è anche il più affidabile).
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