26/09/2023 - 16:16
È un'estate che davamo per spacciata e che invece è ancora qui. Magari non per molto (le vie del meteo sono imperscrutabili) ma che ancora ci sia, viva e vegeta, nessuno dubita. E dire che gli ingredienti c'erano tutti per decretarne, dopo tanti exploit, una tempestiva e onorata fine. La sua durata anzitutto, che è stata a suo modo “classica”e, secondo i canoni degli ultimi decenni, ben oltre il Ferragosto. Sarebbe arrivata -si sperava- fino a quel fatidico equinozio d'autunno che negli ultimi vent'anni è diventato la tomba dei calori africani. Ma la giornata della uguale durata del dì e della notte ci ha offerto -il 23- una sorpresa in più rispetto all'usuale. Non solo l'arrivo (atteso) della cosiddetta “burrasca dell'equinozio” che si porta dietro l'autunno, ma anche il repentino crollo delle temperature che la mattina dopo, con il dissolversi dello schermo nuvoloso, ci ha regalato la scoperta più gradita dai cuneesi: la prima neve ad ingrigire se non proprio ad imbiancare le due punte della Besimauda. Non soltanto la più alta ed esposta ai fiocchi Costarossa ma anche la Bisalta vera e propria, la duplice esile cuspide che troneggia su Peveragno e la val Pesio. La neve, specie di questi tempi, specie quando meno te l'aspetti, fa sempre ben sperare. Che tutto torni come prima, che ce la caviamo nonostante tutto, che la normalità ridiventi la cifra di vita in tempi così deludenti e mortificanti per chi presume (forse a torto) di aver fatto tutto il possibile per migliorare la propria e insieme l'altrui esistenza. La neve rassicura perché è diventata rara, tanto rara da farci chiedere a volte stupiti come potranno i nostri pronipoti costruirsi un immaginario fiabesco senza la bianca visitatrice e i suoi manti notturni. La neve è durata poco ed era giusto che fosse così: abbastanza tempestiva per farci sperare nel ritorno delle “neiges d'antan” di ginnasiale memoria ma abbastanza in alto ed effimera per non minacciare l'antico adagio secondo cui “Sa fioca 's la feuja l'invern a darà nen noeja”. Perché noi “cuneesi” speriamo sempre in un inverno che si rispetti. Al momento però on l'inverno ma è l'estate che è tornata e continuerà fino almeno a martedì prossimo, 3 ottobre. L'Africano insiste nel non volerci abbandonare: dopo alcune notti attorno o anche (a Mondovì-Passionisti) sotto i dieci gradi, ma con le massime baciate dal sole, il fine settimana chiude con settembre mentre apre ottobre con un clima più che gradevole. Avremo minime che si rialzano dai brividi e massime che raggiungeranno i 25-26 gradi (con punte anche sopra) nel tripudio meteo del fine settimana. È la metafora-sogno di una normalità che davamo per acquisita. Il sole è caldo ma non troppo, la pioggia di agosto oltre che maturare funghi e tartufi ha allontanato gli incubi peggiori. Magari quest'inverno nevicherà anche.
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