30/01/2024 - 14:34
“Sai, ieri ho visto per la prima volta il colombo selvatico...”, mi dice Piero, il vicino che tiene conto delle novità della collina, dei suoi ritmi naturali o dei tentativi per fortuna non sempre riusciti di scempi umani. Il Colombo selvatico, apparso -così d'anticipo- sulla balza che ci è cara, va scritto secondo noi con la maiuscola. Perché non è un semplice piccione che si avventura sino a 700-800 metri di quota, ma è uno dei segna-primavera (o se preferite di fine-inverno) che la civiltà contadina ha elaborato nei secoli per indovinare se freddi e geli sarebbero finalmente finiti per dare spazio alle nuove colture. Il Colombo arriva in collina sempre molto prima del Coucou, l'altro e più noto annunciatore della “prima estate” (questo significa “primavera”) ma mai e poi mai sulla nostra costa era stato avvistato così presto, a fine gennaio addirittura. Il Coucou è in genere più regolare nei suoi primi arrivi: nonostante il riscaldamento di questi decenni arriva sempre o quasi sempre ai primi di aprile, quando pochi sono ormai i dubbi per chi aspetta che il termometro dia ragione al cambio di stagione. Prima di lui ecco che -in genere a marzo- appare d'un tratto in cima a quel castagno o sul fico della corte il Colombo, il grosso piccione con il suo verso gutturale e ripetuto che rimbomba nella valletta. Piero lo dice con paura oltre che con la soddisfazione della scoperta naturale. La paura è per le fontane, per le sorgenti sempre più filiformi e tornate ai livelli miserrimi di prima del maggio 2023. La paura che ritorna è quella della siccità, lo spettro allontanato in modo troppo sbrigativo dopo la piovosa primavera dello scorso anno e che invece riappare puntuale senza vergogna per i disastri che minaccia. Come fosse una di quelle “ouvertures” di sinfonie mahleriane che a scapito dei melanconici suoni di irenica natura presagivano invece le cupe tragedie della prima metà del '900. Dicembre è stato il più caldo della nostra storia. Il gennaio che si chiude a sua volta sarà il quarto o il quinto dal 1876 in qua. Il deficit idrico dell'inverno si aggiunge a quello maturato dopo il piovoso maggio '23 e raggiunge ormai di nuovo quei mille millimetri, quei mille litri per metro quadro, un anno intero di piogge, che mancano alle falde e che non abbiamo voluto o saputo immagazzinare. Il Colombo non lo sa e adesso sembra volerci rallegrare che l'inverno, quello gelido freddo e nevoso, è ormai finito e che i giochi sono fatti. Giochi pericolosi però, perché a loro volta i modelli numerici informano che l'Anticiclone sempriterno dei nostri inverni rimarrà su di noi almeno fino al 10-12 febbraio con temperature che su Cuneese e Monregalese via via saliranno. Dai valori minimi attorno al gelo attuali fino ai 5-6 della prossima settimana e per le massime dagli 8/9 di oggi fino ai 15°/16° di domenica per poi mantenersi sopra i 10 gradi. Di piogge al momento manco l'ombra. E allora, animale mitico per animale mitico, aspetteremo con ansia di vedere finalmente la Gazza “salire sul pino” e restarci con la sua livrea bianca e nera a verseggiare. La Gazza con la maiuscola, perché è anche lei un uccello mitico. Quello che da sempre annuncia alle campagne la pioggia.
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