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Una biodiversità, questa di maggio, che riscatta piogge e freddo.

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Meteo

21/05/2024 - 15:27

Al mattino sole, pomeriggio con nuvole che calano dalle Alpi Marittime e piogge, pioggette e temporali. Più variabile di così ci sarebbe da affogare. E per fortuna finora non ci è successo ed è molto probabile che non succederà -a noi almeno- di esserne sommersi. Questo maggio così retrò, così fresco da ricordarci le delusioni che da giovani ci procuravano mesi di primavera che anziché assecondare la voglia di uscire dal guscio invernale della stagione e della famiglia ci rinchiudevano in casa a guatare nembi, cupi come noi, di un grigio carbone tanto minaccioso da nascondere lo Skyline alpino. Fresco lo è stato finora. Quasi due gradi in meno della media maggenga da inizio mese fino ad oggi che però saranno forse ridotti a un solo grado se, come qualche modello prevede, da domenica prossima un saltino verso il bel tempo (e soprattutto temperature gradevoli) potrà ringalluzzirci con l'unico cruccio del tempo perduto. Il fresco lo sopportiamo bene qui in un Cuneese “Alpium caput”, capitale delle Alpi, che solo negli ultimi trent'anni ha cercato a tratti di rivaleggiare con la balconata della riviera di Ponente Tanto da cambiare qua e là la biodiversità della nostra Langa e persino dei nostri giardini e orti. Ma lo stillicidio continuo non ha giovato quest'anno alla nostra voglia di  gustare in pieno lo splendore di maggio. Perché è probabile che a fine mese registreremo, con ancora le piogge previste da qui a sabato e poi nella prossima settimana, circa 200 millimetri che, sommati a quelli osservati nel Cuneese da gennaio, potrebbero fare di questi primi 5 mesi del 2024 i più bagnati dal lontanissimo 1978. Gli eccessi del clima. Siamo passati da due o quasi tre anni di siccità estrema a due maggio ('23 e '24) di piogge eccezionali e ad una quasi metà del 2024 che supera di gran lunga il totale pluviometrico del 2021 e del 2022. Il giardino gode fin troppo di tutta questa acqua: l'erba ricresce a manetta come succedeva solo un tempo e la varietà delle semplici ritorna a stupire. Troviamo sulla ripa rocciosa una nursery di centinaia e centinaia di baby ragnetti del Crociato avvolti in una ragnatela soffusa sulle punte verdi novelle della lavanda “lavandino” e indoviniamo sotto l'alta erba il muoversi di ritrovati benèfici rospi che evitiamo di disturbare con la nemica falciatrice. Piove a tratti e il sole alternato alle gocce accelera la biodiversità della balza di collina. Se il coucou ha quasi smesso di cantare il colombaccio alterna il suo verso di gola ai fischi ripetuti dei merli e agli squittii improvvisi della capinera. L'acqua ha risvegliato i sambuchi e soltanto danneggiato un po' le rose. L'inglese St-Swithun è quella che più ne ha patito ma di corolle ne fiorisce molte e tutte dal profumo di mirra. La Jane Austin abbarbicata al forno si è ripresa egregiamente dopo la crisi dello scorso anno ma lo spettacolo quest'anno è della rosa, eterea Kazanlik che, in alto cespuglio, domina il muretto di roccia precedendo con profumi dolcissimi la ormai vicina rivelazione gialla e rivierasca dell'elicriso. È per noi dopo l'aridità una biodiversità riesplosa e che alla fine ricompensa questa insistita variabilità del tempo. Tanto più che non ci ha fatto più troppo temere lo spauracchio del caldo estivo.

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