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Se un battito d'ali di farfalla può farci tornare al '900

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Se un battito d'ali di farfalla può farci tornare al '900

27/06/2024 - 11:38

di Fulvio Romano

Chissà quale battito di farfalla, magari sull'Atlantico, può aver concorso a provocare le piogge battenti tra tuoni e fulmini che tra venerdì e domenica hanno investito il nostro quieto angolo di nordovest... E chissà quando, verrebbe da aggiungere, visto che secondo l'effetto ”farfalla” del matematico Edward Lorenz sono gli scarti originari anche minimi dell'atmosfera -non registrati o valutati- che possono a lungo andare far esplodere eventi meteo non previsti e così, senza dati completi, non pronosticabili. È la domanda che ci ponevamo in questo san Giovanni, per tradizione antica festa del solstizio ma che quest'anno anziché aprire porte e portoni all'estatona cui dal 2000 siamo abituati sembra averci tagliato per dispetto un bel po' di caldo. Ed era il caldo più gradevole, quello che in genere precedeva con cauta audacia l'imminente esplosione dell'Africano, mostro subtropicale che da anni ha sostituito o si è sovrapposto alle dolcezze delle alte pressioni delle Azzorre. Pensavo alla differenza tra queste giornate in cui gli squarci di sereno sono uccelli migratori che scappano da noi, e quelle dell'ultima estate pre-covid, quando ancora non sapevamo di essere (stati) felici. Era -come oggi- il 26 giugno, ma del 2019, e la strada delle moto sull'Alta langa cebana e monregalese fumigava di vapori bollenti misti ad asfalto in deliquio termico. Il termometro dell'auto segnava 40 gradi e lo spettacolo dei campi di lavanda rinviava ad inquietanti scenari da inferi piuttosto che alla grazia agreste della campagna bucolica per cittadini. Furono quelli i giorni più caldi e ben sapevamo -farfalla o non farfalla- che era il digrigno dell'Africano ad arrostirci. All'opposto di quei giorni di cinque anni fa (ma sembra un'era fa) questo solstizio, questo san Giovanni sono stati i più freddi da 25 anni a questa parte. A Mondovì Arpa registra minime di 12,3° sabato e di 13° domenica, a Cuneo di 12,6° e di 13,5° : le più fredde dopo i gelidi 10,5° e gli 11° del 22 e 23 giugno del 1999. Il tutto arriva dopo 70 giorni più vicini ad un inverno prima e ad un autunno poi che dal 16 aprile hanno turbato il normale transito tra primavera e estate, con piogge che ormai veleggiano verso quantità dimenticate da trentenni e trentenni e che ci rinviano quasi all'800. A Mondovì Arpa registra da gennaio 718 millimetri, che a Cuneo centro diventano 863:  i primi sei mesi dell'anno più bagnati dal 1978. Allora, 46 anni fa, furono 871 ma anche qui parliamo di un'era climatica passata: quelli erano i giorni  più ostici del trentennio 1961-1990, i più nuvolosi e freddi, con estati da cappa oppressiva di nuvole e umori grigi e inverni tosti. E allora, quale farfalla sarà stata, quale battito d'ali e chissà dove a provocare questo balzo all'indietro che stupisce e che fa discutere. Ne riparleremo ben sapendo che raffreddamenti locali sono sempre all'odg di un clima globale che si riscalda. Per il momento accontentiamoci dell'inizio di una tregua prevista da giovedì (dopo un mercoledì prima quasi sereno e nel pomeriggio bagnato ancora da piogge specie vallivo-alpine) che durerà con sole e temperature in ricrescita fino a venerdì-sabato. Ma poi la variabilità sembra poter continuare. Saliranno comunque le minime, in modo più cauto -per fortuna- le massime, fino a 26-28°. Ma lunedì sarà già luglio. E non l'avremmo detto.

 

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