08/10/2024 - 18:15
Siamo al 9 ottobre, “san Denìs, e se proprio volessimo cercare ancora un poco di estate dovremo rivolgerci alle “piccole” isole di bel tempo che per tradizione costella(va)no i nostri autunno. Uso (tra parentesi) l'imperfetto perché fino a ieri eravamo convinti che anche ad ottobre potesse continuare la “bella estate”, quella dei tempi del riscaldamento. Quest'anno no, l'estate è finita secondo i cànoni di sempre e allora ecco che torna la voglia di indovinare se qualche isola di sereno e di sole ancora tiepido potrà accompagnare la nostra voglia di scappare “fuori porta” senza il timore di trovarci in una valle alluvionata o impotenti (e fortunati) davanti ad una già caduta frana rovinosa. Eccesso di scrupoli, di attenzione e di paure... Forse, ma i nostri autunno sono talmente pieni di alluvioni, alluvioncelle, esondazioni e eventi idrogeologici da consigliare la massima vigilanza proprio tra ottobre e novembre, date quasi sempre topiche dell'allarme meteo. Dopo la prima offensiva di lunedì-martedì che prima con nebbie che bagnavano più di una pioggia e poi con continui rovesci notturni, ha ancora e ancora irrorato un terreno che definire umido sarebbe riduttivo, ecco la pausa tra martedì pomeriggio e mercoledì: sarà a tratti interrotta prima da qualche nuovo piovasco sulle pianure e poi da altre piogge a dirotto specie nella notte tra le basse valli e le pianure del Cuneese mentre spruzzi di neve saranno scesi fino a 2500 metri. Ci sarà però dalla sera di giovedì una rimonta del sereno frammisto a nuvole e di massime che si manterranno oltre i 18° : sarà questa un'altra “piccola estate” autunnale o soltanto una pausa prima del ritorno di qualche pioggia, ad esempio quella prevista per il prossimo mercoledì? Troppo presto per dirlo perché il calendario meteo autunnale, fase di transito, lo è anche per le previsioni dei modelli, quanto mai cauti in questa stagione nel definire oltre i cinque giorni il “tempo che farà”. Così potremo aggrapparci alla consolazione del “tempo che fu” pensando che se anche non avverrà almemo vorremmo che ci arrivasse un'altra piccola estatina (più diminutivo di così non si può) che facesse cadere le castagne d'antan, quelle che ricoprivano da san “Denìs” in avanti la china del nostro castagneto. “A san Denìs a cascou i penìs” : a san Dionigi cascano a terra i ricci delle castagne, si diceva fino a pochi anni fa sulle nostre colline boscose. Il 9 di ottobre era la data di inizio della pioggia di marroni, quella della festa dei paesi del fondocollina castagnardo. Quest'anno non si sente più il rumore, il tonfo dei “caroun rous” e dei “caroun neir” che dopo il leggero crepitìo delle “temperive” di inizio mese chiudevano la stagione tanto attesa del “pane delle colline prealpine”. Se il raccolto sarà misero che almeno un po' di sole possa confermare un altro detto che accompagna da sempre la festa di Dionigi, vescovo di Parigi che decapitato sulla collina di Montmartre aveva preso in braccio la sua testa per poi camminare così, acefalo, fino al luogo della sua sepoltura. ““Sa fa bel a san Denìs, l’invern a l’è ’ncou nèn coumincià ca finìss già”. Un inverno già finito prima ancora che sia iniziato?
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