05/11/2024 - 16:49
Quando comincia novembre sappiamo che è il momento di scrutare il cielo stellato. Fa buio presto e l'orario diventa comodo. Dalle cinque e mezza, complice l'ora invernale, possiamo già cominciare a vedere sull'orizzonte ovest tramontare una sottile falce di luna. Appena resa visibile dall'imbrunire già sparisce poco più in là del profilo del Matto, ogni sera-notte con cinquanta minuti di ritardo. Quella che lunedì sera abbiamo scorto sopra le luci dell' ex-Auchan è la “luna nuova” di novembre, che anche quest'anno ci impegna nel gioco di scoprire se il popolare detto “luna neuva, tre dì a la preuva” ancora funziona. È difficile credere che il cielo sereno dei tre giorni di “nuova” (come quest'anno) possano indicare o influenzare il tempo delle settimane seguenti. Ma tant'è, se oggi c'è ancora qualcuno che, indifferente alla cronaca dei disastri e ostile alla scienza, insiste nel dire che la crisi climatica è una balla inventata per vendere le auto elettriche, beh allora ci sentiamo degli Einstein a non voler dar credito a questi deliranti terrapiattisti preferendogli invece il suggestivo folklore meteorologico dei nostri antichi. Che fessi non erano perché un tempo chi inventava i detti popolari sul tempo erano, al di là della narrativa oleografica, parroci, curati, farmacisti, maestri dei nostri paesi, professori della città, contadini, operai curiosi assetati di sapere e insomma intellettuali veri, “organici”, nati dalla e per la gente che lavora. Fatto è che comunque le belle giornate del plenilunio ci hanno permesso di scorgere per la prima volta ad Est, appena fatta notte, il più bello spettacolo del cielo stellato. D'improvviso appare ad oriente lo scenario del cielo invernale con il gigante Orione, la sua “cintura”, la spada con la celebre nebulosa, che combatte ritto in piedi su due stelle contro il Toro-Zeus, raffigurato in un “muso” di ammasso stellare mentre cerca di rapire una almeno delle Pleiadi, fanciulle dipinte a loro volta da un gruppo di astri. Compare di prima notte ad Est e impiegherà tutto l'inverno a percorrerlo per poi tramontare in primavera ad Ovest. Sembra ristabilirsi (qui da noi, perché nella Conunidad Valenciana la crisi climatica ha offerto il suo ghigno più malefico) un equilibrio. Proprio nelle giornate che trent'anni fa ci portarono invece lutti e disastri che già allora preannunciarono il cambio del meteo e l'inizio di una nuova era climatica. Abbiamo avuto dopo un autunno quanto mai umido una piccola estate di san Martino fatta di ripresa del sereno e di massime pressocché estive. Questa fase anticiclonica durerà fino quasi a metà mese ma non sarà più calda come ci forse voleva prometterci la luna ”nuova”. L'anticiclone si sposterà ad ovest di quel tanto da bloccare le tiepide offensive atlantiche e permettere la ripresa dei contributi prima freschi, poi decisamente più freddi da nordest. Da sabato 9 anche le massime caleranno vistosamente e assieme al ritorno di nuvole prepareranno quella che al momento appare una svolta invernale attesa per il 15 novembre. Il lupo che ieri notte ci ha fatto visita dopo mezzanotte nel casotto di collina è sembrato annunciarci una svolta di questi tempi prematura. Più orecchie che pancia, forse un lupacchiotto, con la punta nera della coda, che dopo un rapido sguardo ha fatto dietrofront rituffandosi nel bosco. Chissà cosa voleva dirci. Forse che l'inverno -nonostante tutto- non è ancora riuscito a mangiarselo.
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