17/12/2024 - 14:56
Luciano di Samosata, in un breve e affascinante dialogo (Halcyon) fa narrare a Socrate il mito degli Alcioni. Alcione e suo marito Ceice, re di Trachide, coppia innamorata, devota e felice, osarono paragonarsi a Zeus ed Era e, inevitabile, questa superbia (hybris) li portò alla punizione divina: Ceice morì in un naufragio e Alcione, disperata, si gettò in mare. Gli dèi però, mossi a compassione, li trasformarono entrambi in alcioni, uccelli che secondo Aristotele e Plinio corrisponderebbero ai nostri “martin pescatore”. Il mito racconta che da allora Alcione nidifica sulle acque in inverno, e gli dèi concedono un periodo di quiete e bel tempo, i celebri “giorni degli Alcioni”: una pausa di pace e tranquillità atmosferica a scavalco del solstizio invernale adatta a proteggere gli uccelli e la loro progenie. E, a quanto oggi appare dai modelli previsionali (una volta tanto del tutto tra di loro appaiati e concordi) sarà proprio una pausa di alta pressione e quindi di “bel tempo” quella che si imporrà da sabato 21, giorno in cui cade il solstizio d'inverno. Da quando l'uomo si è eretto da terra per diventare un “àntropos”, una figura ritta in piedi che può osservare finalmente cosa c'è sopra l'orizzonte, ha imparato a riconoscere i cicli che scandiscono il tempo. Cercheremo allora il ricordo di questa maturazione nell'osservare a nostra volta i fenomeni che sull'orizzonte alpino in questi giorni del solstizio accompagnano la svolta verso un nuovo ciclo annuale del Sole. Nonostante il rombo degli aerei da guerra che scorrazzano in prova nel nostro cielo cuneese (la nostra civiltà se ne infischia degli “alcioni”, dei pargoli e della pace) osserveremo il Sole sorgere per alcune mattine all'alba dallo stesso punto dell'orizzonte dell'Appennino ligure per poi, verso l'Epifania, cominciare a spuntare sempre prima e più verso Est. Da un po' di anni che questo trapasso annuale avviene in una fase meteo “alcioniana”: anzi, sono queste parentesi di alta pressione che invadono il Nordovest dal mare o dalla Spagna ad aver fatto esplodere le temperature invernali che da noi, dati cuneesi, sono aumentate di circa tre gradi rispetto alle medie del 1961/1990. Ricordiamo tutti i capodanno degli ultimi tempi con l'Africano da una parte e dall'altra il Foehn dalle Alpi a concorrere nel far lievitare le massime dei primi di gennaio a valori degni di giugno. Bene, che la memoria ci soccorra (almeno in questo) mentre, dopo una breve comparsata nevischiosa sulle Alpi nella notte di giovedì (pochi centimetri ma più che altro nuvole al piano) già da venerdì e poi da sabato sarà di nuovo “l'alta invernale” , “alcioniana” ad imporsi, continuando così un trend oltre i 1022 millibar (quasi fossimo a giugno) che leggo sulla stazione meteo. Pressione alta, inversioni termiche con valori bassi al piano e più alti in bassa mantagna, zero termico a quota sopra i 2500 metri e anche la poca neve patirà, sia quella vera che quella “sparata”.
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