07/01/2025 - 15:13
di Fulvio Romano
E, con il '25, si ricomincia. Non ce ne fossimo ancora accorti ricordiamoci che 25 anni sono e saranno già un quarto di secolo. Una bella fetta del 21° secolo, un bel tratto non solo nella vita-di-tutti-i-giorni ma anche nel fluire del meteo, del clima e di quella che di solito chiamiamo storia. Togliamoci dalla testa subito i residui dubbi, tipici di inizio anno: la neve è ancora là da venire, sembra tardare ancora e quella breve nevischiata nelle nostre pianure del lunedì mattina della Befana è servita giusto a qualche nostalgico lievitare di suggestioni magiche molto, troppo, tardo-infantili. In pianura dieci minuti o poco più di sfiocchettatura, niente di più. In montagna dai cinque ai forse venti centimetri scarsi e in quota alta. Troppo poco per chiamarla neve, neve di gennaio. Inutilmente i modelli quasi concordi nello sbagliare, da settimane prevedono dapprima irruzioni perturbate sulle Alpi che arriverebbero fino al di qua... salvo poi via via, con il passar dei giorni e delle ore, ritornare sui propri passi prima sminuendo la previsione poi addirittura dimenticandola, passando dalla neve ai pataràs e infine alle pioviggini o addirittura al sereno. Un meteo e, di converso, previsioni a geometria variabile, che segmentano il Nordovest e la Granda di modo che alla fine nevica su Vallée e al Nord ma qui niente o poco più di nulla, se preferite. Lo sci continua, continuerà finché durano le temperature basse iniziate con gennaio. No, la preoccupazione non è tanto per lo sci, perché ormai la plastificazione dello sport ha reso normali e naturali anche i cannoni che di notte pompano neve “artificiale” in attesa magari di sostituire poi anche questo simulacro della natura e del divertimento in una fantasia informatica, magari con qualche costoso giocattolo pagato da noi e telecomandato da Musk. Il timore è che ormai da più di due mesi sui campi, sulle colline della Granda, non piove e naturalmente nemmeno nevica. Vero che un meteo “a geometria variabile” è un po' da sempre la cifra stessa del clima, della sua variabilità, della sua incostanza. Ma tra tutta questa variabilità ed incostanza c'è un unico e chiaro dato e per di più costante: che in questi 25 anni del nuovo secolo e del nuovo millennio sono le temperature ad essere sempre aumentate, d'inverno -nel Cuneese- di più di due gradi e mezzo. E nemmeno i geli notturni che si prevedono anche oggi per la maggior parte delle notti da qui al prossimo mercoledì saranno capaci di invertirne la tendenza, perché saranno, le prossime, sempre e soltanto giornate e nottate al di sopra della media termica “normale”, quella -di confronto- dei trentenni precedenti. Riprende l'Atlantico con i suoi flussi da Ovest e nuvole soprattutto scorreranno o si fermeranno sulla Granda dopo la pausa di sole post-Epifania. Il Foehn che nascerà e calerà dalle Alpi non riuscirà qui da noi a scaldare un po' le temperature che tra sabato e lunedì caleranno nelle massime, ma sulla costa ligure il contributo da Sudovest le porterà a 16-17 gradi. Tra sabato e mercoledì farà freddo sotto la spinta artica da Nordest. Soprattutto, però: niente pioggia, niente neve in vista.
Powered by Gmde srl