01/04/2025 - 18:30
Ce lo sentivamo che la primavera sarebbe stata sofferta. I segnali c'erano tutti. Quelli dei satelliti e dei supercalcolatori e quelli dei dati storici, masticati e digeriti insieme dall'intelligenza artificiale. L'Atlantico inquieto, con sprazzi di acqua ricorrenti a marzo. E poi, come sempre in questa stagione di mezzo, il problema del vortice artico. Quel mulino incessante di freddo e di ghiacci che se rallenta comincia a slabbrarsi e fa scendere i suoi bracci perturbati “riportatori” d'inverno fino alla nostra latitudine. Come in questi ultimi anni quando dopo un gennaio o un febbraio quasi primaverili, marzo riservava incursioni gelide e neve fino in pianura. Nemmeno aprile ci permette di aprire del tutto le porte alla primavera e sarebbe ancora questo il quadretto meteo, se non invernale almeno autunnale, dei modelli previsionali per queste prime giornate dell' aprile 2025. Scenari sconsolanti per chi vorrebbe invece caldo e sole, senza però arrivare alle sfuriate gelide che fino a maggio piombavano negli anni '60 e '70 dall'Artico. E infatti un ramo del rallentato vortice artico è arrivato dalla notte con mercoledì passando dalla orientale porta di Bora fino al nostro claustro alpino. Gli iniziali timori di una gelata sono però con il passar delle ore di molto temperati dai flussi in arrivo da Est, inizialmente più che tiepidi con massime ieri oltre i 15° e una copertura nuvolosa interrotta da parentesi di sole. Il “clou” della perturbazione dovrebbe collocarsi tra la notte e questo mercoledì con nevicate che dovrebbero interessare l'arco alpino al di sopra dei 1200-1400 metri e con temperature che dovrebbero scendere nelle massime appena sotto i 10 gradi con minime tra i 5-6 gradi. Ma giovedì, venerdì e sabato con la nuova prevalenza di sole le massime saliranno tra i 16 e i 19 gradi a confermare l'altalena termica che caratterizza da sempre i primi passi della nostra primavera. Altalena che, guarda caso, sarà confermata da domenica con il nuovo affondo freddo che fino a mercoledì almeno ostacolerà la nostra voglia di ritornare ad occupare lo spazio mentale, libero, del casotto in collina. Tanto libero da ospitare la notte le rapide scorrerie della feroce faina, così come il caracollare stanco del tasso sornione che vi ha trovato casa e da qualche notte anche una tranquilla volpe dalla coda a ciuffo che pensosa attravera a capo chino la corte. Ma noi sulla collina, a scanso di incontri non graditi, saliamo di mattina tarda, quando il giardino è occupato soltanto dalla coppia di scoiattoli nostrani, dai gatti del vicinato e dalla stanziale, assidua coppia di rumorosi merli. Tendiamo l'orecchio per colgliere il primo verso del “cucu”, perché è quello il segnale atteso. Potremmo sentirlo domani stesso e sarà il conforto di un ennesimo, eterno ritorno.
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