12/06/2023 - 16:40
Una mamma ci ha inviato la lettera che il maestro Mattia Lupica ha scritto e letto ai suoi studenti di quinta della scuola primaria di Piazza. "Chiediamo la pubblicazione dello scritto per riconoscere a lui - spiega la mamma - la nostra gratitudine per la cura e l'attenzione data quest'anno ai nostri figli e per dare l'opportunità a tutti gli studenti monregalesi di ieri e di oggi di leggere delle parole scritte davvero con autenticità e profondità per chi, come lui, prende l'insegnamento come una missione oltre che un lavoro".
Cari ragazzi,
voglio parlarvi da grandi, perché piccoli non siete più, ma soprattutto perché la vostra sensibilità e la vostra maturità é rara da trovare in altre quinte. Avrei voluto scrivervi e dirvi molte più cose, ma i pensieri sono talmente tanti che faccio fatica addirittura io a metterli in ordine.
Oggi è il vostro ultimo giorno scuola, o meglio: il nostro ultimo giorno di scuola; ed é arrivato il momento di salutarci, di dirci “arrivederci”, di lasciare spazio ai ricordi, alle istantanee, alla nostalgia (ma una nostalgia positiva, fatta di lacrime felici anche se un po’ tristi per la fine di un viaggio), ai pianti e ai rimpianti.
É difficile, credetemi, mettere nero su bianco tutte le emozioni che ho provato quest’anno con voi, perché sono molteplici e variegate che molto spesso non sono capace neanche io a definire; però posso dirvi che di tutte queste emozioni non ce n’è una negativa!
Quest’anno scolastico per me è stato particolarmente intenso, più dei precedenti, perché sin dal primo giorno mi sono sentito ben accolto e con voi, sin da subito, ho trovato una sintonia perfetta, bella, speciale; e per una persona come me, che fa fatica ad esprimere le proprie emozioni, a sciogliersi e ha paura di tutto ciò che è nuovo é stato fondamentale. Guardate me e guardate voi stessi: cambia l’età, il ruolo ricoperto e le responsabilità, certo, ma le paure e le insicurezze sono sempre le stesse; tutti abbiamo paura di qualcosa e tutti siamo fragili. Io, come voi, ad esempio, ho paura del giudizio degli altri ed é per questo, ragazzi, che vi ho sempre esortato a non avere paura di ciò che gli altri pensano o dicono, perché quell’immagine creata da altri non é solo che un quadro dipinto male, ma soprattutto é un quadro dipinto da altri, da pittori che non conoscono il colore delle vostre emozioni e dei vostri pensieri. Credeteci in voi stessi, credete in ogni cosa che fate, che dite e in ogni lotta, anche piccola, che portate avanti, perché sono sicuro che ognuno di voi dentro ha un mondo da buttare fuori e la scuola, vi assicuro, a volte non si sforza nemmeno di farvelo tirare fuori; ma é appunto per questo che vi invito a farlo ogni qualvolta pensiate sia giusto, ogni qualvolta crediate sia necessario a ripristinare un minimo senso di giustizia o un mondo fatto di persone che si vogliono bene a prescindere dagli stereotipi, dalle idee ignoranti e bieche.
Vi siete accorti di quanto siete cresciuti, di quanto siete diventati veramente grandi? Cambierete tanto questi anni, e soprattutto lo farete con una velocità incredibile, al punto che, guardandovi allo specchio, non vi riconoscerete neppure. Ma sarà tutto normale, anche se vi sentirete strani, in lotta con ogni essere vivente che cammini, a cominciare dalle persone a cui volete bene; e sarà sopratutto con quelle persone che dare in lotta, alle quali griderete in faccia tutta la vostra rabbia di adolescenti, ma - ripeto - sarà tutto normale, si tratta di cambiamento, anche perché voi a quelle persone volete e vorrete sempre bene. Starete crescendo, in un mondo sempre più difficile e competitivo, ed é per questo che, nonostante dobbiate impararlo presto, dovete essere coscienti che l’unico luogo in cui voi potete impossessarvi degli strumenti per affrontarlo é la scuola, insieme ovviamente alla vostra famiglia. In questi due luoghi, in famiglia e a scuola, avete il diritto e il dovere di diventare cittadini; e in questi due luoghi, come successo in questi anni, avete il diritto di sentirvi protetti. Farò fatica a riconoscervi anche io da quanto sarete cambiati, ma vi assicuro che sarà difficile, negli anni che verranno, scordarsi delle vostre facce, perché queste facce che ho davanti sono quelle che, anche se per un anno, mi hanno fatto tornare la voglia di sedermi dietro una cattedra e mettermi veramente in gioco (voglia che gli anni passati era andata un po’ in stand-by): insomma, ragazzi, mi avete fatto bene al cuore e questo é molto difficile che lo dimentichi. Ho cercato con tutto me stesso di fare con voi tutto ciò che con me i miei insegnati non hanno mai fatto in anni e anni di scuola, ovvero studiarvi, stare al vostro fianco, capire quali erano i vostri bisogni, ascoltarvi e sopratutto empatizzare con voi, mettermi nei vostri panni, perché non c’è cosa più brutta di un insegnante che non si mette nei panni dei suoi studenti, e se non lo fa vuol dire che è ipocrita.
Vi ringrazio per tutte cose belle che mi avete insegnate attraverso la vostra gioia, i vostri sorrisi che mi hanno sempre scaldato il cuore e i vostri racconti: sono stati tutti importanti e li porto sempre con me. Non sapete la gioia nel ricevere quei biglietti per il mio compleanno: è stato il regalo più bello e solo adesso mi rendo conto di quanto anche a me mancheranno quei momenti.
Vi chiedo scusa (sentite che bella parola: “scusa”) per tutte quelle volte che ho deluso le vostre aspettative consegnandovi una verifica o dandovi il voto di un’interrogazione, ma purtroppo questa è la parte negativa di insegnare: valutare (per me non siete mai stati e mai sarete un voto); o per tutte quelle volte che alle vostre richieste di attività ho scelto di andare avanti con il programma, ma un insegnante non è un essere perfetto, sbaglia. E qualche volte ho sbagliato anche io, come tutti, come sbagliate voi.
Mi mancherete tutti, uno ad uno, perché di ognuno di voi ricorderò qualcosa di particolare, di diverso rispetto agli altri compagni e soprattutto qualcosa di unico, perché ognuno di voi lo è; ognuno di voi mi ha fatto riflettere su quanto sia importante godersi gli anni che state vivendo voi, ed è stato bello vedervi diventare grandi e accompagnarvi in questa stazione finale che è stata la quinta, è stato un onore.
Spero di avervi insegnato, attraverso lo studio della storia, che questo non è il mondo che i vostri occhi di bambini hanno visto negli anni dell’asilo. La storia, è la cronaca di tuti i giorni, ci insegna che il mondo è gravemente malato, malato di odio, di violenza e di egoismo. Vi prego, non giratevi mai dall’altra parte di fronte ad un’ingiustizia, non girate le spalle a chi vi chiede aiuto, fate del bene, perché a far del male purtroppo sono già in tanti (e le notizie degli ultimi giorni ne sono la prova).
Questa sarà una settimana particolare, in cui dovrete capacitarvi che un grosso capitolo della vostra vita è giunto al termine. Ci saranno momenti in cui sarete giù, in cui vi mancherà anche il solito “mazziatone” sul silenzio, ma passerà e ricorderete tutto con quel giusto pizzico di nostalgia.
Da domani avrete il tempo di dedicarvi a tutto ciò che durante l’anno, per via della scuola, non avete potuto fare: approfittatene, fate tutto ciò che vi fa sentire bene, felici.
L’anno prossimo, a settembre, comincerete un nuovo percorso, quello della scuola media, e anche se non sarò lì con voi fisicamente sappiate che quel primo giorno di scuola di prima media, il vostro nuovo primo giorno di scuola, ci sarò lo stesso, penserò - nella scuola in cui sarò - ad ognuno di voi augurandovi tutto il meglio che ci possa essere , e non è escluso che anche in quell’occasione, pensandovi oramai grandi, qualche lacrima possa scendere.
Vi lascio con la consapevolezza che quest’anno, in un certo modo, ve lo porterete dietro anche voi, sperando di avervi lasciato e di lasciarvi un ricordo gradevole, uno di quelli che negli anni ricorderete con dolcezza e un briciolo di malinconia.
Vi voglio bene, Maestro Mattia
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