La professoressa Chiesa, al centro, con i presidi Riba e Cerato
17/07/2023 - 17:41
di g. sca.
È quando il suo pensiero corre ai suoi ragazzi, agli studenti che tornano a salutarla con affetto che i suoi occhi diventano umidi. “Mi commuovo ancora, mi scusi”. Monica Chiesa è la docente del Liceo Scientifico che il prossimo anno non tornerà a varcare la soglia del “Vasco” di Mondovì perché ha scelto di andare in pensione: ha compiuto 60 anni domenica 9 luglio. La sua decisione è stata sofferta, ma ha capito che era il momento di “lasciare” l’insegnamento di una vita. Nata a Mondovì, papà dirigente Fiat, asilo a Mondovì, poi l’inizio degli studi scolastici a Torino. In molti la ricordano come docente severa, che pretendeva, ma profondamente umana.
Professoressa, la sua storia da dove comincia?
Ho frequentato a Torino le Magistrali, poi mi sono laureata in Fisica nell’ateneo torinese. Papà, però, aveva sempre Mondovì nel cuore e ogni fine settimana tornavamo qui.
Primo incarico da insegnante?
A Torino nel 1986 all’istituto civico “Balbi”, scuola professionale ad insegnare matematica e fisica.
E a Mondovì?
Ci siamo trasferiti in modo definitivo nel 1992, primo incarico alle magistrali “Rosa Govone”, poi due anni a Cuneo, uno a Fossano sempre da precaria. Nel 1997 la svolta: sono entrata al “Vasco” e ho continuato fino a… ieri. “Vasco”, “Beccaria” e “Govone” che un tempo erano divisi, sono stati accorpati nel 2012. Un procedimento non facile, viste le differenze di partenza (Liceo Classico, Scientifico, Scienze umane, Linguistico e il nuovo Liceo Sportivo). Sono sempre stata vicaria del dirigente, un anno anche con Donatella Garello, prima con Tealdi, De Bernardi, Riba, Cerato e Gabetti.
Com’è cambiata la scuola?
È cambiata la tecnica dell’insegnamento perchè cambiano i ragazzi. È un approccio diverso, mantenendo certi capisaldi perché gli studenti diano il massimo. Li ricordo tutti, sono centinaia, io ho sempre insegnato nel triennio e portato alla Maturità dal 1999 al 2020. Con un obiettivo: far uscire dal Liceo studenti capaci di affrontare qualunque università, creando una forma mentis.
Il dibattito sulla sede dei Licei?
L’ipotesi migliore era quella iniziale: ai “Passionisti”. Con la Debernardi abbiamo fatto battaglie fortissime.
E i suoi “mitici timbri”?
Li usavo al posto delle note scritte a mano (sorride, nda): “spiegato in classe”, “errore grave”, “attenzione”. I ragazzi me li regalavano alla fine dell’anno.
Il periodo covid?
Ricordo che lavoravo dalle 7 fino alle 23 quasi tutti i giorni, gestivo la parte informatica.
I progetti a lei più cari?
Ce ne sono molti. Rifacimento del Laboratorio di Fisica del professor Bongioanni, quello di Chimica, di scienze, il Museo e poi un sacco di materiale.
Che farà ora?
Lavorerò all’interno della “Azzoaglio Best Education srl”, la scuola paritaria che ha sede a Mondovì’, al “Casati”, e a Cuneo. Ho ricevuto una proposta a livello dirigenziale e ho detto di sì.
Che cosa vuole aggiungere?
Che ringrazio tutti, dagli studenti (torna la commozione, nda) ai colleghi, dal personale Ata alla segreteria.
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