19/08/2023 - 01:16
C'erano sempre, il colonnello Giuseppe Carubia, comandante provinciale dei Carabinieri di Cuneo, e il tenente colonnello Ambrosino Tala, comandante della Compagnia di Mondovì, sul posto a Torre Mondovì per coordinare l'imponente squadra di uomini impegnati nelle ricerche di Sacha Chang, che lunedì ha ucciso il padre e l'amico di famiglia e poi è fuggito per cercare rifugio nei boschi. Erano sempre presenti, hanno seguito i loro uomini passo passo, impostato le ricerche volte a raggiungere il ragazzo vivo, perchè sapevano che il rischio, più che scappasse ad oltranza era che morisse. E prenderlo vivo e proteggere la comunità allo stesso tempo erano le priorità. Ci sono riusciti. Dopo la lunga caccia all'uomo, conclusa con il risultato sperato, al Comando provinciale dei Carabinieri è stata convocata una conferenza stampa per divulgare i dettagli di un'operazione fra le più importanti organizzate in un territorio dove raramente, se non mai, accadono tragedie così gravi. Non era il caso di un serial killer, e probabilmente nemmeno di un fanatico. E' la storia terribile di un ragazzo che ha compiuto il più orrendo dei reati, qui, in terra monregalese, dove nessuno lo conoscesa, e dove era in visita da meno di una settimana per la prima volta e sarebbe partito il giorno dopo per tornare ad Amsterdam. Anche se fosse stato in cura, come è possibile, non è così immediata l'eventuale ricostruzione clinica. A Mondovì molti ragazzi della sua età e non solo hanno curiosato sul suo profilo Instagram: "niente di strano, posta le cose che pubblicherebbe qualunque ragazzo della sua età". Chi è del mestiere sa che tutte le possibilità vanno prese in considerazione, e chi lo cerca deve sapere adattarsi a ciò che vede. Non era semplice organizzare la sua cattura che escludesse tragiche conseguenze. Quindi prima di tutto presidiare e setacciare il territorio, essere sempre presenti affinchè la gente del posto fosse protetta, e fare tutto il possibile per catturare Sacha. Quindi forze dell'ordine in azione nella speranza di prenderlo al più presto. Sono stati coinvolti quasi cento militari e un elicottero. Ma quando non è bastato, perchè il territorio è splendido ma aspro come la montagna sa esserlo, e si è capito che il ragazzo non sapeva dove andare, la strategia cambia. I carabinieri lo avevano individuato con certezza confermata, coinvolgere chi in quei boschi sa dove andare era il passo successivo. Scelta saggia, ed è comprensibile che non sia stata fatta subito, per l'incolumità di tutti. E' così che all'alba del secondo giorno, su richiesta del comandante provinciale e successive indicazioni della "persona giusta" da parte del sindaco di Torre Mondovì affidate al comandante della stazione di Roburent è stata designata una piccola squadra di dieci cacciatori che accompagnasse i militari lungo i sentieri. Sentieri che senza guida non sai come percorrere. Iniziate alle sette del mattino del secondo giorno, le ricerche si sono concluse alle 10. Sacha è stato trovato addormentato, stanco, sfinito e nudo su due assi che fungono da panchina al di fuori di una cappella sulla cima di quella che chiamano la zona delle sette vie. Nessuna reazione. I piedi devastati dalla lunga fuga in boschi di castagni, solo l'ultimo, essendo privato, era pulito a terra. Si era fermato dalla cappella dedicata a San Bernardo. Ci era entrato dentro ma non vi aveva dormito, l'unica traccia del suo passaggio è sul primo banco di fronte all'altare. Una traccia composta, seduta, che racconta molto di più di quanto lui non ha detto. Perchè nonostante l'interprete olandese coinvolto dai carabinieri, al momento dell'arresto non ha voluto parlare. La sua cattura ha suscitato sollievo, ma per nessuna delle persone coinvolte nelle ricerche era un trofeo. Ha spaccato i cuori, gioia per la risoluzione di un'emergenza importante ma anche tristezza, "magun" come si dice in queste parti, anche fra i cuori più duri, perchè quello preso era un ragazzo sfinito, nudo, che in chiesa era entrato ma non per dormirci, si era seduto di fronte all'altare e il riposo lo aveva cercato fuori. E ai carabinieri non ha opposto resistenza. Loro lo hanno messo in sicurezza, e per lui hanno chiamato un'ambulanza per le prime cure, non voleva nemmeno bere. Poi il trasporto in ospedale a Mondovì, gli esami, anche quello tossicologico. Da domani sarà la giustizia a fare il suo corso. E per ora Sacha resta l'unico a sapere cosa sia successo nella sua mente mercoledì 16 agosto e l'unico che dovrà convivere con ciò che ha fatto per il resto della sua vita.
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