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Mondovì: la canzone italiana spiegata ai ragazzi grazie all’Autunno Dantesco

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Mondovì: la canzone italiana spiegata ai ragazzi grazie all’Autunno Dantesco

Gli alunni delle superiori ed il docente Jacopo Tomatis

25/11/2023 - 14:41

Jacopo Tomatis, monregalese, docente presso l’Università di Torino, già autore dell’importante saggio Storia culturale della canzone italiana, ha tenuto due incontri, venerdì, sulla storia della canzone italiana grazie all’invito del Comitato monregalese della Società Dante Alighieri, nel quadro dell’Autunno Dantesco 2023. Al mattino nell’aula magna dell’istituto Alberghiero davanti a 9 classi delle scuole superiori ha trattato della canzone italiana a partire da trapper come Teuda e Sfera Ebbasta, dimostrando come pur nelle differenze musicali e di testo vi sia una continuità a partire dagli anni ’50, dalla musica afroamericana al rock ai cantautori. Il punto di partenza è la nascita di un pubblico giovanile nel dopoguerra, caratterizzato da possibilità economiche e dal bisogno di rompere con le generazioni precedenti. Di qui la ricerca di trasgressione, i contenuti offensivi rispetto alla morale corrente, la musica dissonante e diversa dalla tradizione, l’autobiografia e la pretesa di verità dei testi.

Nel pomeriggio, nella sala conferenze del Museo della Ceramica l’argomento è stato Bella Ciao, tratto dal libro di prossima uscita in italiano (già pubblicato in inglese). L’autore ha smentito le leggende sulle origini del canto dalle mondine e sulla sua diffusione tra i partigiani, mentre vi sono echi di canti popolari dell’Ottocento e tracce di una limitata diffusione tra i partigiani abruzzesi di un testo contenente “bella ciao”, musica ignota. Piuttosto la canzone compare dopo la guerra cantata in riunioni giovanili comuniste da Praga alla Corea ma non risulta stampata nelle raccolte di canzoni partigiane del dopoguerra né viene registrata in Italia.

La canzone si diffonde quando si forma una narrazione condivisa sulla Resistenza, agli inizi del Sessanta, e sostituisce testi più politici come “Fischia il vento”; a fissarne testo e musica è l’industria discografica, prima con Montand nel 1962 poi con il Nuovo Canzoniere Italiano nel 1965. Da allora in Italia la canzone ha valore antifascista, nel resto del mondo e una melodia italiana che si lega alla libertà più genericamente, tanto che ne esistono versioni opposte, russa e ucraina, turca o curda, o in Cina fa da sigla, con testo mutato, a quiz televisivi.

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