21/10/2024 - 10:55
«Quello che voglio dire è molto semplice: mio papà era una persona generosa, grande lavoratore ed amava gli animali, tanto che è morto per proteggere i suoi adorati cani. Ringrazio tutti coloro che in molti modi, soprattutto sui social, hanno salutato mio papà inmodo tenero ed affettuoso, non voglio nemmeno prendere in considerazione le persone che, senza alcuna sensibilità, hanno messo l’accento più sul fatto che partecipasse ad una battuta di caccia che su altro: era senza fucile ed era lì per far correre nella natura i suoi tre cani». Le parole di Davide Cappellino sono rotte dal pianto. È il figlio unico di Giuseppe, il cacciatore di 74 anni morto domenica mattina nei boschi di Vicoforte, dopo che ha incrociato il cinghiale, ferito, rincorso dai cani. L’animale selvatico lo ha assalito e gli ha reciso la vena femorale provocando il rapido dissanguamento e la morte in pochi minuti. Vani i tentavi di soccorso dopo l’allarme dato dagli stessi cacciatori.
«Mio padre andava nei boschi senza armi, il suo intento era di concedere ai cani la possibilità di svagarsi in un ambiente naturale – aggiunge Davide Cappellino -. Era una persona di cuore e domenica gli avevo chiesto di non andare perché pioveva. Lui ha insistito. Gli ho ancora mandato alcuni messaggi per dirgli che lo aspettavo per pranzo, per mezzogiorno, ma non ha più risposto. Chi ha commentato, sui social con cattiveria, non conosce la bontà d’animo di questa persona che pensava a tutto, nonostante l’età e l’amore per gli animali: una volta si gettò anche in un torrente per recuperare uno dei cani in difficoltà. Ora non c’è più per un tragico destino e la sofferenza è grande».
Powered by Gmde srl