PESIO-BISALTA
09/01/2025 - 19:23
Sala Fulcheri gremita al terzo piano del Municipio di Pianfei, mercoledì sera, per l’incontro sull’elettrosmog. Un tema che in paese è al centro del dibattito vista la possibile installazione di un nuovo traliccio per antenne e ripetitori. Invitati dal gruppo di cittadini che nelle scorse settimane ha anche avviato una raccolta firme (che ha superato i 720 firmatari), sono intervenuti l’ingegner Maurizio Giani, presidente dell’associazione C.C.E. (Comuni Contro Elettrosmog) e la dottoressa Luisa Memore, medico ISDE.

«Cerchiamo di sensibilizzare su un tema molto importante – ha detto Giani -, le scuole ormai sono immerse nelle onde elettromagnetiche, i nostri ragazzi ci passano dalle 6 alle 7 ore ogni giorno, eppure su questi temi oltre il 70% di loro non sa nulla. Come pure dei rischi connessi all’uso eccessivo del telefono o delle cuffie bluetooth. Noi cerchiamo di essere di supporto alle istituzioni e consigliamo tre atti amministrativi ai sindaci: adottare subito un’ordinanza contingibile e urgente per bloccare nuove installazioni, quindi dotarsi di un piano antenne e infine di una determina dirigenziale. Così facendo è possibile almeno rallentare per qualche mese l’installazione di nuove antenne, anche se per fermarle sarebbe opportuna un’azione congiunta da parte di un gran numero di sindaci. Ad aprile è stato innalzato il limite consentito da 6 a 15 volt per metro, e senza un parere medico dell’Istituto Superiore di Sanità. C’è chi dice che in altri stati europei i limiti siano molto superiori, anche fino a 61 v/m come in Svezia, ma è un confronto che non sta in piedi: quello, infatti, è riferito ad un picco nei 6 minuti, mentre il nostro è dato dalla media giornaliera. Contando, quindi, un traffico inferiore nelle ore notturne, si può arrivare durante il giorno anche a picchi di 80 v/m. Il 5G è arrivo in Italia dal 2019 e somma i suoi campi a quelle delle altre antenne: quelle 4G e 2G (per le comunicazioni telefoniche) continueranno a rimanere attive, solo il 3G verrà dismesso nel 2025. Addirittura nel 2028 arriverà in Italia il 6G, con il quale si ragionerà in terahertz anziché in gigahertz, mentre fino al 2029 non si avrà una pronuncia sui possibili effetti cancerogeni delle radio frequenze. Fino al 4G abbiamo studi scientifici su eventuali danni: sappiamo che la potenza del segnale può causare un danno termico, la frequenza delle onde, invece, un danno biologico. Abbiamo preparato una bozza di legge regionale che possa riconoscere il potenziale danno biologico, verremo auditi in Commissione Ambiente».
Quali le soluzioni? «Non vogliamo tornare alla preistoria, chiediamo solo che si torni al limite di 6 v/m com’era fino ad aprile – ancora Giani -. Le cose possono cambiare se c’è la volontà: in Svizzera, ad esempio, dove c’è maggiore consapevolezza sul tema hanno indetto un referendum e il 65% dei votanti si è espresso contro queste tecnologie, per cui stanno dismettendo centinaia di antenne 5G. A Santena il sindaco ha cablato le sei scuole del territorio, togliendo wi-fi e bluetooth per proteggere i bambini e ragazzi. Ma bisogna volerlo».

A fine serata, sollecitato, è intervenuto anche il sindaco Marco Turco. Il primo cittadino ha annunciato che il Comune ha conferito l’incarico per la redazione di un nuovo piano antenne (per un costo di 10.870 euro) e si è impegnato pubblicamente per verificare la possibilità di cablare gli edifici scolastici durante i prossimi lavori di riqualificazione energetica. Sulla possibilità di fermare l’installazione dell’antenna, però, Turco non ha dato molte speranze. «Purtroppo sono decisioni che non dipendono da noi, ho coinvolto altri sindaci della zona sul problema (in sala era presente il primo cittadino di Valdieri Guido Giordana) ma non ho trovato grande solidarietà».
La cittadina Daniela Bagnis, referente della raccolta firme, si è rammaricata: «Allora a cosa è servita la nostra mobilitazione?», mentre la capogruppo di minoranza in Consiglio Miriam Kahsai ha criticato la bocciatura della Commissione Ambiente proposta dal suo gruppo. «Sarebbe stata utile per informare e sensibilizzare per tempo sul problema il cittadino che ha concesso il terreno» le sue parole. «Si è informato per mesi ed era ben consapevole della questione quando ha deciso – ha ribattuto Turco -, anzi altri pianfeiesi mi hanno detto che sarebbero disposti a concedere i loro terreni se glielo chiedessero. L’unica raccomandazione che possa fare è questa: se vi arriva una richiesta di questo tipo dite di no, come abbiamo fatto noi come Comune sui nostri terreni qualche anno fa, è l’unico modo per difendersi».
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