28/04/2025 - 18:17
Il tetto completamente distrutto e i tempi di recupero che si preannunciano lunghi. È questo lo scenario che si presenta a Marita e Celestino Cigna dopo l’incendio che nella tarda serata di venerdì 25 aprile ha reso inagibile la loro casa di via Ripe a Farigliano. I coniugi, impossibilitati a rientrare nell’abitazione, possono contare sul sostegno concreto dei loro tre figli. Le cause del rogo, partito dal tetto, sono ancora in fase di accertamento da parte del perito incaricato.
Per i Cigna, la distruzione della casa riapre ferite profonde. Nel novembre del 1994, l’alluvione raggiunse la loro abitazione in frazione Cantonata. “L’acqua saliva in fretta e non avevamo più la corrente elettrica”, racconta Marita. Nel frattempo Celestino era rientrato nel tardo pomeriggio, intorno alle cinque, portando con sé un generatore nella speranza di riuscire a resistere alla notte. Furono costretti a trovare rifugio nel capannone di un vicino allevamento di maiali, di proprietà di un amico di famiglia. Iniziò una corsa contro il tempo per salvare circa 800 maiali, prima evacuandoli dal capannone sotto una pioggia battente, poi, a notte inoltrata, facendoli rientrare una volta che il livello dell’acqua si abbassò. La casa dei Cigna fu sommersa da oltre un metro e mezzo d’acqua. Oggi, di fronte a una nuova prova, Marita e Celestino attendono notizie sulla possibilità di recuperare almeno in parte la loro abitazione, sono sostenuti e assistiti dai figli, oggi ormai adulti.
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