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IL VIAGGIO

Repubblica Centrafricana: "A caccia con i pigmei nella foresta"

Il frabosano Dino Bonelli, con i suoi amici, questa volta portano alla scoperta del mondo della popolazione Ba-Aka

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Repubblica Centrafricana: "A caccia con i pigmei nella foresta"

30/08/2025 - 14:43

“Ogni tanto, anzi sovente, siamo schiavi di preconcetti che nascono da informazioni distorte che viziano la realtà dei fatti e delle cose, e di questo, spesso, la colpa è dei vari mezzi d’informazione che più che al concreto puntano al sensazionalismo della notizia”. Parole del frabosano Dino Bonelli, il nostro collaboratore esperto di viaggi straordinari. Da sempre dice che “alcuni posti, alcuni paesi, sono bollati con un etichetta difficilmente rimovibile”. Così è stato ed è tutt’ora anche per la poverissima Repubblica Centrafricana, che, “bollata come paese in guerra, con la benedizione della Farnesina, il Ministero degli affari esteri italiani che ne sconsiglia qualsiasi viaggio a qualsiasi titolo, non può trarre nemmeno un minimo di beneficio da quel poco di turismo che altrimenti potrebbe esserci”. Noncurante di queste poco rassicuranti recensioni, il nostro Bonelli, di Prato Nevoso, accompagnato dall’amico Maurizio Icardi dentista al Santuario di Vicoforte, ha accettato la proposta della BHS Travel, leader italiano dei viaggi d’avventura, di andare in avanscoperta delle bellezze naturali di un paese ancora molto sconosciuto, la Repubblica Centrafricana appunto, e riportarne eventuali possibilità di valorizzazione turistica.

Dino Bonelli

IL RACCONTO

“Lasciata l’insignificante capitale Bangui, sporca e trafficata come tante città africane, e inondata da associazioni umanitarie di ogni tipo, con un piccolo aereo mono elica ci siamo diretti subito nel Parco Nazionale di Dzanga Sangha, in un’immensa foresta pluviale che sconfina nei vicini Congo e Camerun. Qui abbiamo scoperto un paradiso incontaminato dove a farla da padroni sono gli elefanti della foresta, più piccoli, schivi ed aggressivi dei cugini della savana, e i gorilla delle pianure occidentali, simili a quelli di montagna ma che vivono in piccoli nuclei famigliari con un solo “Silver Back”, il maschio dominante dalla schiena argentata. Ma la peculiarità che più ci ha colpiti dell’intera zona, raggiungibile in aereo solo dalla capitale, in barca dai due paesi confinanti, o in tre giorni di fuoristrada su piste di terra rossa che tagliano dritte il verde della selva, è stata la sua popolazione indigena. Qui infatti vivono ancora i Pigmei Ba-Aka”.

Dino racconta il loro viaggio di fine luglio, con la semplicità del viaggiatore navigato, e sintetizzando quello che potrebbe essere un racconto infinito, perché, ripete ogni volta, per interessare non bisogna annoiare.

“Durante il nostro soggiorno presso un lodge voluto e gestito dal WWF – racconta - abbiamo avuto la fortuna di passare un paio di giorni nella foresta con i pigmei. Questa popolazione, che normalmente vive vicino al fiume Sangha, muovendosi con sinuosa destrezza su barcollanti piroghe scavate nei tronchi d’albero, e coltivando campi rubati alla giungla, ha l’usanza di passare alcuni brevi periodi nel cuore della selva per andare a caccia”.

LA CACCIA

“Una caccia a cui abbiamo partecipato, come semplici spettatori silenziosi, che può avvenire mediante la stesura di reti e un rumoroso accerchiamento della zona interessata da parte dei cacciatori, oppure con un lento, ovattato e paziente inseguimento delle prede armati solo di lunghissime lance dalla punta metallica. La carne delle prede, che normalmente sono le piccole antilopi di foresta, insieme ad un impasto simil polenta derivato dalla macina a pietra manuale di un frutto che all’apparenza sembrerebbe una grossa castagna e che i pigmei chiamano Payo, è il loro sostentamento durante questi periodi nella giungla”.

LA VITA DEI PIGMEI

Maurizio Icardi con i pigmei

“Mentre gli uomini cacciano, le donne raccolgono le diverse tipologie d’erba medica con cui cureranno tanti differenti malanni, tagliano la legna per i fuochi serali e preparano le capanne che per inciso sono come piccolissimi igloo di rami e foglie, impermeabili alle forti piogge di stagione. Le donne ci hanno anche fatto vedere come da una certa tipologia di liana si possa ricavare acqua purificata e buona, cosa che abbiamo appurato assaggiandola, mentre da alcune specifiche palme si può estrarre un succo biancastro e dolciastro, con poca gradazione alcolica, chiamato vino di palma. Anche in questo caso non ci siamo potuti sottrarre all’avventato gesto dall’assaggiarne un goccio, e lo stoma a retto bene. Un’esperienza quella della vita primordiale in foresta, unica e difficilmente ripetibile altrove, una chicca che da sola varrebbe l’intero viaggio”

LE CONCLUSIONI

Conclude Bonelli: “Un viaggio avventuroso e molto esaustivo, magari non per tutti, ma comunque interessante per quella potenziale fetta di turismo che non si fa scoraggiare da notizie false e tendenziose che danno la Repubblica Centrafricana come paese in guerra e quindi pericolosissimo. È vero, nella capitale c’è un imponente presenza delle nazioni unite e di diversi eserciti e polizie di altri paesi a loro affiliati, ed è vero che per far cessare la recente seconda guerra civile del paese fu necessario l’intervento del Gruppo Vagner, la famigerata milizia privata di stampo russo, ma di tutto questo, specie fuori dalla caotica capitale, non si percepisce nulla e a farla da padrona è la natura. Una natura ancora talmente rigogliosa e potente da farti sentire piccolo e inerme, una sensazione bellissima”.

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